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OPERA IN CONCORSO  Sezione Fotografia

Alessio Zemoz | LO VACO - IL VUOTO #2
vedi ad alta risoluzione

LO VACO - IL VUOTO #2
digitale, stampa glicee su carta fine art
40x50

Alessio Zemoz

nato/a a Aosta

residenza di lavoro/studio: Saint Pierre (ITALIA)

iscritto/a dal 05 mar 2015

Under 35

http://progettoskia.com

Descrizione Opera / Biografia


DESCRIZIONE OPERA
“Come artista e fotografo mi chiedo: come si può fotografare il vuoto?”
LO VACO - IL VUOTO
Indagine esplorativa sulla percezione sociale dei paesaggi dell’abbandono in Valle d’Aosta.
ad Hussein, imprenditore agricolo valdostano.
Tra documentazione, produzione artistica nell’ambito della fotografia contemporanea e ricerca scientifica di matrice antropologica, questo progetto restituisce uno spaccato dell’identità del territorio della Valle d’Aosta in riferimento alla condizione del suo sfruttamento.
Nel dialetto francoprovenzale, con il termine ”lo vàco” si identificano tutti quei territori, e non più soltanto terreni, di natura incolta poiché abbandonata per un periodo di tempo non determinato e su cui non esiste nessun progetto o intenzione specifica. È questa la maniera con la quale i nostri vecchi si rivolgono, inquieti, al paesaggio che abita lo spazio davanti ai loro occhi: “aveiza, l’an to qiueto viin vàco”, “guarda, hanno lasciato che tutto diventasse vàco”. Tutto è vàco, dunque: tutto è vuoto. Il mondo, l’esterno, il paesaggio, quest’entità altra che ci sta davanti, sempre, è percepita con la tinta dell’abbandono, dell’incuria, del progresso vitale e mortifero allo stesso tempo.
Cosa succede alle persone quando vedono un paesaggio incolto? Un turista in vacanza in Valle d’Aosta e un agricoltore autoctono che lavora la sua terra da generazioni vedono allo stesso modo il medesimo paesaggio? Per quali ragioni? Quali valori vengono coinvolti nella lettura di ciò che ci circonda? Quali emozioni suscita?
Uno degli obiettivi fondamentali della ricerca è stato appunto quello di raccogliere i diversi punti di vista sul paesaggio valdostano delle zone rurali che stanno subendo i processi di abbandono e di inselvatichimento; punti di vista che possono variare a seconda di innumerevoli fattori, quali ad esempio l’estrazione sociale, l’età, la possessione di terreni o meno. Come numerosi altri lavori contemporanei, lo studio ha adottato una prospettiva dal basso.
Ciò che ci si è proposti di fare è da un parte indagare il paesaggio inteso come elemento significante dal quale è possibile dedurre un’interpretazione della realtà fatta di strutture sociali, di elementi culturali e di modelli economici, e dall’altra parte di incontrare le voci e gli sguardi delle donne e degli uomini che questi paesaggi li vivono o li hanno vissuti. In questo senso, si sono potuti letteralmente ri-costruire, ri-creare dentro le parole e le immagini luoghi non più neutri, ma densi di significato, luoghi che sono capaci di mostrare i rapporti tra società e storia, i conflitti tra memoria e identità che hanno finito per produrre dinamiche di svuotamento, di abbandono o viceversa di un nuovo impadronirsi degli spazi coltivati alpini.
In questo progetto, la fotografia si compone di elementi specifici del genere del documentarismo legato al paesaggio e dei linguaggi dell’arte contemporanea proponendosi di fotografare il vuoto nell’ambito dei territori oggetto di ricerca che sono quelli della media montagna. Non le nobili vette, non le creste taglienti, le coste innevate ed eleganti: la montagna media, quella compresa tra i 700 e i 1800 metri, dal fondovalle agli ultimi villaggi abitati, la montagna fertile, non contemplativa, che si attraversa per raggiungere le stazioni sciistiche o i sentieri, quella che mette in comunicazione ma che raramente è essa oggetto di comunicazione. Queste aree, recentemente scomparse dall’immaginario collettivo, si sono svuotate di senso in termini socio culturali o è solo una percezione malinconica che nasce da una generazione, la nostra, forse anacronistica? È una criticità condivisa o l’argomento inquieta solo rari casi come quello degli autori di questa ricerca?
Ma, in verità, il vuoto non si può fotografare. Che cosa fotografare, dunque? Cose che evocano un vuoto, cose piene di vuoto: ecco cosa poter fotografare. In questo progetto il luogo del vuoto è il paesaggio e nel paesaggio come fenomeno della cultura hanno luogo le vicende umane, articolate e complesse che danno origine a sotto temi quali l’urbanizzazione, lo sviluppo industriale e turistico, il rapporto uomo natura, ecc. E così che il vuoto si articola, si declina, si relaziona, si amplifica e si ridimensiona, si riempie a dismisura a mano a mano che lo sguardo si deposita con solidità e diviene fotografia.
BIOGRAFIA
Diplomato a pieni voti in Fotografia presso lo I.E.D. (Istituto Europeo di Design) di Torino, oggi mi definisco operatore culturale, autore e curatore attivo nell’ambito della fotografia e del cinema principalmente nei territori della Valle d’Aosta dove vivo e lavoro.
Da sempre interessato alla fotografia ed al cinema come elementi imprescindibili del patrimonio di conoscenze dell’individuo contemporaneo, sono attento esploratore delle dinamiche artistiche e produttive locali ed internazionali e mi spendo al fine di creare cultura, arte e spettacolo attraverso progetti di vario genere.
In particolare, l’attenzione è posta sulla fotografia, sulle sue potenzialità e sulla suo consolidata presenza nel mondo della comunicazione visuale contemporanea. In questo senso, mi dedico da anni al racconto per immagini, con particolare riferimento alle estetiche contemporanee che più incidono nell’ambito della fotografia d’arte. Interessato alla crescita culturale dei territori di montagna, elaboro strategie di sviluppo e di intervento sia per quanto riguarda la rappresentazione sia per quanto riguarda la diffusione dei contenuti attraverso i linguaggi dell’immagine.
Nello specifico, il mio posizionamento professionale all’interno del mercato del lavoro e in particolare dei servizi si può certo definire multi disciplinare. Le conoscenze apprese e le competenze acquisite gli garantiscono una capacità di espressione all’interno del contesto della ideazione, progettazione, fundraising, organizzazione e realizzazione di eventi, mostre, rassegne, opere fotografiche, editoriali ed audiovisive.
Dal 2009 sono ideatore e responsabile di progettoSKIA, laboratorio sperimentale permanente dedicato alla fotografia d’arte contemporanea (e di ricerca) di e in montagna. http://progettoskia.com
Dal 2012 sono ideatore e responsabile di framedivision, gruppo di lavoro attivo nell’ambito della produzione e realizzazione di eventi, esperienze didattiche, opere audiovisive in Valle d’Aosta.
www.framedivision.com