OPERA IN CONCORSO Sezione Grafica
Fette di me
monotipo calcografico e acquarello, carta fabriano 100% cotone
50x35
Sally Viganò
nato/a a
residenza di lavoro/studio: Castel Rozzone (ITALIA)
iscritto/a dal 04 mag 2015
Under 35
Altre opere
Fette di me
monotipo calcografico e acquarello, carta fabriano 100% cotone
50x35
Fette di me
monotipo calcografico e acquarello, carta fabriano 100% cotone
50x35
Descrizione Opera / Biografia
FETTE DI ME
Fette di me è un progetto calcografico work-in-progress ispirato al mondo dell’istologia umana e in particolare all’analisi microscopica del tessuto nervoso.La presenza plastica dell’inchiostro calcografico e la stampa a secco, intrecciate con la trasparenza dell’acquarello, riproducono la sensazione di un ambiente solido e fluido contemporaneamente, viscoso ma anche liquido.È un viaggio esplorativo appena sotto la superficie del corpo - un corpo affettato, che si manifesta soltanto dopo esser stato tagliato -, in una dimensione nella quale le differenze di genere non sono più fondamentali e ciò che si indaga è una struttura intima ma comune.
BIO
La mia ricerca artistica si snoda tra la calcografia e la scultura in vetro, con una costante curiosità verso altri media utili alla crescita del lavoro.I temi sui quali mi concentro riflettono la mia esperienza di giovane donna immersa in un mondo in bilico, in continua crisi e risalita. Si tratta di una condizione condivisa, che tende alla ricerca di un “corpo” comune, nel quale sentirsi affermati e parte di ”un qualcosa” di sicuro, ma che non sa effettivamente dare una forma concreta a questo corpo. Il corpo fisico allora diventa la chiave di lettura di questa situazione di disequilibrio. Viene indagato attraverso i suoi elementi intestini, viene ”aperto” per andare a scoprirne la struttura interna, per cercare di metterne in luce il motivo, il senso intrinseco.Anatomia comparata e istologia sono le due branche alle quali costantemente mi ispiro per parlare di un corpo che diventa oggettivo - il mio ma anche quello di tutti, perchè tutti ne abbiamo uno – e che rivela una struttura fragile, ”ridotta all’osso”.Un corpo oggettivo ma anche oggettivato; curato ma anche sfruttato; impersonale nel bene e nel male.Non si riconosce più l’identità soggettiva di ognuno ma soltanto la struttura generale. Da un lato si assiste a un processo di distillazione, di spremitura, per trattenere soltanto ciò che è importante; dall’altro ci si rende conto che forse una struttura non esiste e ci si deve costantemente costruire una pelle.