Descrizione Opera / Biografia
FEDERICO SEVERINO (Vizzolo Predabissi, 1990)
BIO
Nel 2002 si trasferisce con la famiglia a Catania. Nel 2004 si iscrive presso l’Istituto Statale d’Arte di Catania e nel 2009 consegue la Maturità Artistica. Sempre nello stesso anno si iscrive all’ Accademia di Belle Arti e Restauro ABADIR di Sant’ Agata Li Battiati (CT) sezione Pittura e nel Marzo del 2013 consegue il Diploma di Primo Livello in Pittura. Al termine dei primi tre anni di studi accademici in pittura, decide di partire per andare a trascorrere un periodo all’estero, precisamente a Berlino. Durante il periodo di residenza vive a pieno l’ambiente ed il fermento artistico della capitale tedesca. Al suo rientro a Catania, concluderà gli studi nel Settembre del 2016 presso l’ Accademia di Belle Arti di Catania con la Laurea in Pittura.
Attualmente vive e lavora a Catania.
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Nel 2011 è selezionato per Il Premio Nazionale delle Arti a Brera. Nel 2012 partecipa al Workshop Art Market Today, sulle dinamiche tra mercato ed arte nell’era contemporanea, in collaborazione con la fondazione Olandese CREARE. Nel 2014 è vincitore del Premio Nocivelli, sezione pittura. Nel 2016 è selezionato per Pre-Visioni II, a cura di Daniela Bigi ed Ornella Fazzina ed espone alla Fondazione Puglisi Cosentino, (CT). Partecipa al Workshop/Residenza Ritratto a Mano 3.0, con Gianni Caravaggio, Caramanico Terme (PE). Sempre nello stesso anno è vincitore (II posto) per la II Edizione del Premio FAM giovani per le arti visive ad Agrigento.
STATEMENT
Il lavoro si concentra sull’analisi del territorio nel senso più generico, inteso come luogo, parte di un vissuto. La mia ricerca prende forma grazie ad un approccio iniziale, che scaturisce da una visione mentale, all’interno del quale si innesca un procedimento che è parte della memoria. Propongo piccoli, grandi e delicati frammenti che custodiscono elementi legati ad una dimensione non terrena, al di sopra della realtà sensibile, eterea. Il lavoro nasce da un continuo ripercorrere con la mente, un ritornare sui miei passi. Disegno dei frammenti di paesaggio non guardando ma ripercorrendo, ritornando con la mente nei luoghi che ho attraversato, luoghi che su cui ho compiuto un atto esperienziale, e che traduco con una personale visione, creo diversi punti di osservazione. Diventa la dimensione di un paesaggio ideale, uno spazio aperto, fruibile da chiunque. Questo continuo ricercare, coinvolge inevitabilmente il corpo attraverso un agire non consequenziale, non descrittivo, dove la gestualità data dalla mano, ed il tocco repentino dato con il pastello, è imprevedibile ed automatico. Nel mio caso si potrebbe parlare di un lavoro circoscritto in un piccolo cavalletto dove lo spazio è fermo, immobile. Con la mano vado a ricostruire idealmente questo paesaggio della memoria. L’atto di interazione persistente sulla superficie mi costringe a muovermi per diversi volte sul supporto e creare un tragitto, come se fosse realmente un paesaggio. Le stratificazioni materiche diventano strutture e creano una trama grafica molto affine ad una traccia. Grazie alluso del pastello vado sempre più a definire e a far acquistare forma e solidità all’immagine, invece il colore ed il segno restano liberi da ogni struttura. Ho un forte interesse per il dato cromatico che si manifesta attraverso aree, campiture pastose e granulose che restituiscono all’immagine un aspetto non definito, quasi atmosferico, vaporoso. L’immagine si presenta essenziale, distruggo la forma e le consegno un volto completamente nuovo, lavorando su superfici vibranti, libere e leggere. Il corpo dell’immagine è trattenuto da una leggera e intima sospensione, quasi fosse senza tempo. Dal movimento incontrollato e irrazionale della mano, al tocco, al graffiare, procedo muovendomi tra il pittorico e lo scultoreo. Il graffiare, il togliere o sottrarre materia costituiscono il mio linguaggio espressivo. Penso sempre al mio lavoro come un qualcosa che possa avere anche una qualità tattile e che non sia solo finalizzata alla fruizione visiva. La superficie dunque diventa un frammento di pelle pittorica, uno spazio con cui relazionarsi intimamente. Il linguaggio non diventa un mezzo ma esperienza. È importanze creare un’esperienza nuova di un mondo, di un’atmosfera, non è importante definire cosa sia realmente. Quella cosa che noi vediamo oggettivamente, in realtà, influisce talmente nella nostra immaginazione-percezione da determinare in noi sempre un’immagine soggettiva.
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