Statement: Durante la ricerca di assassini, la donna che prenderà il posto di un addetto a fermare queste menti malate, si addormenta con un libro in mano, l’ immagine che presento è un istante dell’ incubo che ne deriva.
Biografia: La passione per la fotografia, nata a diciassette anni durante gli studi scientifici, mi permise di aprire le porte ad un mondo fino a quel momento sconosciuto.
La prima fotocamera, le prime esperienze ed esperimenti, gli studi su libri e riviste, mi consentirono di raggiungere una solida base teorico pratica e di educare la mente verso l’ Universo Fotografia.
Insieme con le immagini di ricerca personale affiorava l’ attrazione per la professione, ma le ambizioni erano superiori a quelle di fotografo “seppellito in provincia”.
Gli alti costi economici derivanti dal trasferimento su piazze più ricche e le concrete eventualità di insuccesso, mi impedirono di seguire le mie ambizioni.
Proseguì gli studi, sviscerando altre zone del mondo fotografia.
Imparare a stampare il bianco e nero si rese necessario, l’ impronta di chi interpreta un negativo è chiaramente visibile ed è fondamentale al raggiungimento dello scopo.
Iniziai sempre più ad indirizzarmi verso una fotografia di ”ricerca”, studiando le antiche tecniche di stampa del movimento Pittorialista di fine 1900.
Abbandonai la preparazione delle carte “fisiche”, che hanno una certa probabilità di insuccesso (gomma bicromata, olio ecc.), mentre continuai la preparazione di quelle chimiche (cianografia, stampa Bruno Van Dick ecc.).
Mi dedicai parallelamente allo studio della storia dell’ Arte, proseguì con l’ apprendimento di quella moderna e contemporanea, con particolare riferimento al campo puramente fotografico.
Le mie ricerche sono orientate anche alla Fotografia di Architettura e quella concettuale.
Altre riflessioni sono indirizzate alla “traduzione ad altri significati” di quello che vedo.
Prediligo la pellicola (anche se possiedo macchine fotografiche digitali) poiché mi permette di pensare di più e meglio prima di portare a termine la ripresa.
Voglio avere il pieno controllo di ogni variabile.
A proposito dell’ utilizzo della pellicola, nel 2005 ho iniziato ad impiegare con una certa regolarità la pellicola infrarosso bianco e nero, poiché mi permette di raggiungere un livello di astrazione che non riesco ad ottenere in altro modo.
Chi la utilizza ha un’ idea di cosa comporti (sotto diversi aspetti) l’ uso di questo supporto sensibile; limitatamente a questo aspetto abbino anche una fotocamera digitale.
Utilizzo quello che definisco il “mezzo digitale” (è un giro di parole, non è una contraddizione con quello che ho detto prima), la metà di quello che l’ universo numerico consente.
Riprendo la realtà con la pellicola, che in seguito viene scansionata con uno scanner per pellicole.
Nel mio caso lo scanner diventa “trascrittore”, rende numerico ciò che non è.
A lui non affido nessun intervento sul negativo o sulla diapositiva, tutte queste regolazioni le apporto in seguito.
Gli interventi prima della stampa sono in ogni caso ridotti al minimo, non cedo alla tentazione di utilizzare effetti (che ogni software di elaborazione consente) per trasformare una fotografia mediocre in ciò che non è.
Il file digitale è quindi trasferito su carta fine-art con una stampante per fotografia che fornisce elevati livelli qualitativi.
La stampa diventa trasposizione tattile di uno stato d’ animo, di un momento creativo.
La mia intenzione attuale (e quella di sempre) è quella di far conoscere il mio lavoro approfittando dei nuovi canali di informazione; i quali comunque possiedono dei limiti.
Ritengo che un autore debba trasferire un messaggio, un pensiero, un’ opinione al maggior numero di persone possibile attraverso un linguaggio, attraverso il proprio linguaggio.
L’ arte è messaggio universale, visibile e disponibile in ogni momento da tutti.
Chi legge l’ opera (l’ ideale sarebbe chi ”fruisce” della stessa) deve capire ciò che l’ autore stesso voleva dire.
I nuovi mezzi di informazione e comunicazione, dicevo, sono espressione che qualcosa (anche se lentamente) sta cambiando.
Ci si è resi conto che la fotografia (non tutta, quale ?) può e deve essere considerata arte.
In Italia siamo indietro almeno di vent’ anni rispetto agli USA (in testa) Francia e Germania, dove già da qualche tempo la fotografia è stata elevata da Cenerentola ad Arte a tutti gli effetti.
Desidero parlare brevemente del discorso costi. Per quale motivo nelle “piazze ricche” si richiede un fee di 35$ per selezionare un buon numero di Fotografie (parlo di New York), mentre in Italia i prezzi sono spaventosamente più alti ?
Qualcuno mi ha chiesto fino a 1000 € per esporre in sfarzosi palazzi, ed ovviamente l’ e-mail con tutte le informazioni è stata cancellata subito.
Questo vale anche per cifre inferiori (200 € vengono richiesti come ridere). Per quello che vedo, inizia ad esserci un’ inversione di tendenza, le richieste economiche cominciano a scendere.
A parte questa parentesi, dicevo che molti bravi fotografi italiani che non possono o non vogliono recarsi all’ estero (potessi, lo farei subito) nel nostro paese rimangono intrappolati nella rete dell’ indifferenza.
Questo è indice che nel nostro Paese esiste ancora una mentalità profondamente radicata, tradizionalista, lenta ad accogliere le ”innovazioni”.
Non mi considero artista, ma autore.
Faccio mia la definizione riportata da Dino Formaggio nel libro ”L’ arte come idea e come esperienza” in cui il filosofo riporta una definizione di arte ”L’ arte è tutto ciò che l’ uomo considera arte”.
Ritengo quindi di non dover essere io stesso a definirmi artista, ma eventualmente sarà compito dell’ uomo, del futuro, degli eventi.
Gianluca Faletti