Premio Combat Prize

Luigi Di Giusto - Premio Combat Prize

OPERA IN CONCORSO | Sezione Scultura/Installazione

 | La spada nella roccia-doppia prigione

La spada nella roccia-doppia prigione

27x23 h72

Luigi Di Giusto

nato/a a
residenza di lavoro/studio: Lucca, ITALIA


iscritto/a dal 15 apr 2017


visualizzazioni: 770

SHARE THIS

Descrizione Opera / Biografia


La spada nella roccia-doppia prigione
L’opera affronta due temi apparentemente distanti ma in realtà collegati.
Il primo è un’analisi della relazione fra il pensiero cristiano e le sue prigioni.
Mentre nel secondo si interroga sul rapporto fra l’arte e il suo senso.
Per quanto riguarda il primo tema, l’analisi che l’opera propone è assai complessa.
Parte dalla doppia prigione dove è segregato la figura del Cristo e la cristianità (di conseguenza il pensiero cristiano co-fondatore dei valori occidentali e per estensione il pensiero stesso): la sua appartenenza (rappresentata dalla spada templare, a rimarcare la violenza che spesso l’accompagna) e il potere che ne è derivato (simboleggiata dalla croce di dura roccia). La sua liberalizzazione che passa dal distacco dalla prima galera e conseguentemente dalla seconda. E infine la riflessione più rilevante: il gesto stesso è una conseguenza di una riflessione, di un pensiero, così che i valori cristiani e la cristianità stessa è ottenibile da uno sforzo razionale e non fideistico, ribaltando la concezione comune. Quest’ultima ponderazione apre scenari profondi e per lo più inaspettati.
Il secondo tema è affrontato di riflesso: guardando l’opera si può meditare sul rapporto fra il significato della stessa e il suo valore artistico.
Premesso che il mio pensiero è che il valore di un’opera è dato da una somma di valori spesso sconosciuti, il quesito nasce dall’osservazione dell’arte contemporanea. Questa, seconda una vulgata diffusa, privilegia il concettuale. Ma il concetto da solo è arte? Può esserlo e non esserlo. E qual’ è il criterio?
Il fatto più importante è che l’opera in questione non segue nessun movimento artistico. Questo è più rivelante (in negativo) che avere un contenuto socio-culturale? Il concetto vale qualcosa se l’opera non fa parte di un movimento artistico? Se non è nel “solco” giusto? Se non è nuova? Quindi potremmo usare la parola moda: “se non è di moda”?
Se è così il concettuale è legato ad un particolare e spesso stravagante “andamento” dell’arte. Il concetto stesso è questa tendenza? Il concetto è prigioniero della “moda” dell’arte?
Ed una ricerca solo nell’ambito del proprio mondo, del proprio movimento, una ricerca ossessiva del “nuovo”, può essere la proprietà più importante per l’arte?
Ed ecco la congiunzione fra i due temi: in tutte e due i casi c’è il pensiero prigioniero. C’è l’uomo prigioniero. Di una finta religione. Di una moda.
E così l’opera è la rivendicazione di una libertà oltre che del pensiero anche artistica, quest’ultima nell’ottica di un’esigenza ad un ritorno alla funzione primaria dell’arte: il risveglio delle coscienze.
Sono nato a Camaiore Nella provincia di Lucca nel 1963. Da più di 10 anni mi occupo di scultura. Sono precedenti e coadiuvanti i miei interessi verso la musica e la filosofia.