Descrizione Opera / Biografia
Il Monocromo Charta, oltre al concetto già espresso inerente la creazione del ciclo Quasi un monocromo Charta di cui allego specifica documentazione, ben si presta a rappresentare uno stato altamente spirituale e puro di reale Materialità.
La Charta vera e propria, nuda nella sua più calda intimità, ferita in apparenza ma candida e pulita come non mai, libera di esporsi a tutti senza copertura alcuna di epidermide sovrastante…intoccabile.
Il substrato superiore metaforicamente denominato SKIN , pelle, con un atto simile a quello tipico dello SCALP..-ing, brutale e crudele in apparenza e non solo ma, lento nella sua esecuzione, assume una forma di prigionia arrotolandosi su e in se stesso al punto tale di perdere quasi del tutto il contatto con la realtà ,cio’ che resta dello strato inferiore . Un’ atmosfera di equilibrio incomincia a manifestarsi . Il tutto e il contrario di esso pervade l’ opera. L’ occhio invade la penetrabilità dell’ opera alla ricerca di qualcosa : un appiglio , una forma, un segno pure un suono ...
Improvvisamente, demoralizzati dall’ invano manifestarsi del tutto , ecco che il tempo viene in nostro aiuto. La retina si abitua , l’ occhio incomincia a riempirsi di immagini via via sempre meno sfocate, fino alla pura visione di nette sfaccettature materiali, di pura “materia Chartacea”…ed ecco che cio’ che fino ad ora faticava a manifestarsi , ora appare visibile e concreto delicato nell’ agire ma vero nel suo esistere.
Il Puro Monocromo Charta l’ unico al mondo a apparire non cromo dipendente bensì materia dipendente , si delinea in tutta la sua potenza estetica e concettuale davanti ai nostri occhi forse ancora increduli a ciò che vedono ma sicuramente più arricchiti nel proprio animo e nel proprio spirito.
Silvio Balestra© copyright - 2017
MONOCROMI CHARTA
Estremizzare al limite massimo consentito l’informale fotografico cosiddetto “materico”;
la fotografia viene talmente graffiata più e più volte fino all’esaurimento quasi totale se non proprio totale della cromatura (fotografica appunto) superiore esistente.
La fotografia soprastante svanisce un po’per volta fino alla sparizione completa lasciando dietro a se ,non un vuoto ,quindi una sorta di spazialismo,ma il supporto nudo e crudo come e’stato creato,che in questo caso non e’altro che la carta,o meglio CHARTA,dalla lingua latina, fondamento della nostra lingua italiana. Infatti fondamento e’il supporto vero e proprio senza il quale la fotografia non sarebbe potuta essere visibile ,che così denudato, assume il ruolo che gli compete ,diventa protagonista lui stesso,accompagnato da una matericita’ totalmente invasiva e visibile data appunto dalla carta graffiata. Esso assume l’importanza che gli spetta, diviene come e’ sempre stato , indispensabile. Non si tratta neppure di un azzeramento ,bensì di una liberazione da un peso che stava sempre di più diventando opprimente. Non il primo grado di visibilità ma il secondo; non il protagonista(in apparenza) ma la spalla; non l’attore bensì il regista, non l’infinito ma il finito, un muro che ci si staglia di fronte, pieno di vita e di residui (anche fotografici) storici,memorie di un passato che riaffiora, che si fa compartecipe di un presente forse un po’smemorato; non un concetto ma la dura realtà. La graffiatura e quindi la cancellazione della cromatura fotografica può assumere diversi livelli di penetrabilità e di completezza,per dar luogo così ad infinite varianti ,ad infiniti stadi concettuali,per permettere ad ognuno di noi di fermarsi o forse soffermarsi ,anche se solo temporalmente, su diversi livelli di comprensibilità non solo di noi stessi ma pure degli altri.
Silvio Balestra © Copyright 2012