Descrizione Opera / Biografia
μόνος • (mónos)
Ho realizzato la mia ricerca con una Mamiya 7, usando il colore e un’ottica fissa, muovendomi lungo tutto l’Appennino meridionale, dal basso Lazio all’Aspromonte, cercando e realizzando gli scatti in condizioni di luce precisa, fotografando nei mesi invernali e prima del sorgere del sole.
Al centro dell’immagine, nel processo di costruzione essenziale, le case isolate, per alcuni versi attrattori metafisici, immerse nel contesto naturale. Quelle case dei margini, spesso costruite senza nessuna ambizione, se non quella di occupare o presenziare lo spazio della natura ai bordi, architetture casuali, alle quali la fotografia restituisce relazioni, dimensioni, equilibrio.
Le “sculture dell’uomo comune” raccolgono segni e geometrie, aprono alla soggettività e all’amplificazione mentale. Il cemento dialoga con la terra, i mattoni e le lamiere interagiscono con gli alberi e l’erba, le tegole e le finestre parlano con cieli ancora stinti, le geometrie delle case si integrano alle linee difficilmente controllabili della natura. Queste case, nello sguardo prolungato e dialettico, l’una dopo l’altra, l’una insieme all’altra, sono il luogo del raccoglimento e del sogno, il set di un b-movie che alimenta la possibilità di comprendere lo spazio e definire, pensare, visionare la complessità dell’uomo e di un territorio a lui proprio.
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Vincenzo Pagliuca, nato a Broni (Pavia) nel 1980. Vive e lavora a CasertaNapoli. La sua attività di ricerca si rivolge all’ambiente costruito, all’architettura ed alle differenti tipologie di insediamenti umani. I suoi lavori sono stati presentati in mostre personali e collettive in diversi paesi europei. Dal gennaio 2015 è parte del gruppo LAB2 creato dal fotografo Antonio Biasiucci.