Descrizione Opera / Biografia
L’opera qui presentata è fa parte di un lavoro più ampio, ancora in divenire, che riguarda la relazione che c’è tra l’estetica e la coscienza critica. Al giorno d’oggi le tragedie del nostro tempo ci vengono raccontate attraverso un bombardamento di immagini atroci e respingenti che ci allontanano e ci portano quindi a non riflettere. Partendo dal significato originario della parola estetica (dal verbo αἰσθάνομαι, che significa ”percepire attraverso la mediazione del senso”) il mio tentativo è quello di affrontare temi complessi e dolorosi attraverso l’utilizzo di immagini attraenti, innocue e rassicuranti. Assumendo quindi, che l’estetica indichi il processo di conoscenza attraverso l’uso dei sensi e che l’emozione derivante dalla bellezza rappresenti il primo passo dei processi del pensiero, l’intento di questo lavoro è dunque utilizzare immagini belle per avvicinare le persone a tematiche respingenti, sfruttando l’estetica per attivare un processo di riflessione.
La prima opera di questo lavoro è Il peso della leggerezza e si riferisce agli avvenimenti relativi all’utilizzo delle armi chimiche su civili, bambini e ospedali nella guerra in Siria. Lo scorso inverno sono rimasta molto colpita e scioccata da queste notizie e la sensazione di impotenza che ho provato mi ha spinto a ragionare sul peso della leggerezza. Ho deciso di utilizzare delle immagini candide e colorate che rappresentano la leggerezza di un fumo che si disperde nell’aria per rappresentare i tre tipi principali di gas usati in guerra.
L’opera è formata infatti da un trittico di fotografie monocromatiche ogni fotografia è associata ad un attacco avvenuto in un luogo diverso della Siria in tre diversi anni.
Gas Sarin, 4.04.2017, Khan Sheikhun, Siria.
Gas Cloro, 11.08.2016, Aleppo, Siria.
Gas Mostarda (Iprite), 21.08.2015, Marea, Siria.
Cristina Cusani nasce a Napoli nel 1984, l’anno seguente si trasferisce a Roma con la famiglia. Nel 2005 dopo la laurea in Scienze della Comunicazione all’università La Sapienza di Roma si dedica allo studio della fotografia prima all’University of the Arts, London College of Communication a Londra, successivamente all’Outside School a Roma e all’Accademia di Belle Arti di Napoli. La sua indagine fotografica nasce dalla ricerca di un’identità profonda, un’analisi personale che si traduce nell’espressione di temi universali. Utilizzando un linguaggio poetico e talvolta metaforico, realizza foto e opere concettuali che sono leggibili su più livelli. Il suo intento è sempre quello di comprendere il mondo attraverso l’arte.Dal 2005 espone in alcune mostre collettive tra cui l’XI Premio Cairo a Milano e la mostra Snapshot alla Casa della Fotografia-Villa Pignatelli a Napoli. Nel 2008 espone Tufo in una mostra personale alla EB Gallery di Roma, nel 2011 Necropoli al Museo MADRE di Napoli e nel 2016 Ritorni alla galleria Essearte di Napoli. Nel 2012 segue il Laboratorio Irregolare con Antonio Biasiucci da cui è nata la mostra itinerante Epifanie, esposta anche durante la XIII edizione del Fotografia – Festival Internazionale di Roma e nel 2015 viene selezionata per la residenza d’artista BoCs Art dove realizza due opere per il Museo di Arte Contemporanea di Cosenza. Nel 2016 è finalista nella sezione arte emergente del premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee e del premio Un’opera per il Castello. Nello stesso anno entra a far parte della Collezione di Arte Contemporanea Imago Mundi Art presentata nel 2017 al Museo MADRE di Napoli e vince il Premio Sidicini per l’Arte Contemporanea. Nel 2018 entra a far parte della collezione Dimensione Fragile della Biblioteca Vallicelliana di Roma. Il suo percorso artistico è caratterizzato da una grande sperimentazione di tecniche fotografiche, ma la sua ricerca vuole andare oltre il mezzo utilizzato e per questo comincia ad ampliare i suoi orizzonti artistici progettando opere/installazioni site-specific. Attualmente vive e lavora tra Napoli e Roma.