Descrizione Opera / Biografia
Il mondo che ci circonda e la sua bellezza sono ormai destinati alla non percezione, all’oblio, soccombendo all’arma più letale che la società abbia messo in mano all’uomo: la tecnologia dell’io, l’autocompiacimento assoluto, la perdita di sé in sé. Il crimine è così compiuto: il mondo diventa estraneo, svanisce, viene continuamente ignorato e travolto, in nome di un nuovo idolo: la comunicazione di noi agli altri. L’occhio diventa trasparente, liquido e attratto solo da sé; di fronte all’assoluto dell’arte, l’uomo non rimane più stupito nè colpito da nulla che vada oltre il sè, non è più in grado di gustare ciò che lo circonda, il bello in sè non lo comprende più. La Cattedrale, tempio dello Spirito , soccombe in nome di un dio diverso, quello della mera rappresentazione di sé. Ha la meglio il proprio compiacimento inimmaginario, freddo, inutile: al di là ed oltre a ciò che lo stesso luogo è e deve rappresentare. Non c’è più emozione, non c’è più la meraviglia di ció che ci circonda . Potremmo essere ovunque, il luogo non è importante. Importante e sovrano è lo strumento che deve comunicare agli altri il “noi”, il nostro “io”, una immagine di noi, astratta, falsa rappresentazione di una realtà virtuale, non vera.
Cristina Maris fotografa per passione, per esprimere attraverso l’immagine la sua interiorità fatta di luce e ombra. Atmosfera e trasfigurazione, movimenti e armonie, curve che si incontrano con una prospettiva personale e unica, realizzata attraverso l’obiettivo fotografico. Il suo percorso personale si sviluppa a partire dalla realtà e dall’attimo colto nella sua unicità per trasfigurare ciò che l’obiettivo può cogliere in qualcosa di unico e diverso.
Ha al suo attivo mostre nazionali (Genova, Milano, Brescia) ed estere (Berlino- Berliner art 2017; Stoccarda- Arté 2018). Come naturale approdo del suo percorso creativo ha di recente sviluppato , in collaborazione con artisti, l’idea di coniugare diverse forme di arte ( pittura, musica), rendendole un’opera unica ed unitaria, espressione de “l’arte sensazionale”; si tratta di realizzazioni sinestetiche, in cui sono messi in gioco più sensi del fruitore. L’opera non si limita a rappresentare un segno o una fissità rappresentativa, ma, pur nella sua fisicità (e da questo si differenzia dall’arte vivente o dalla proiezione di video o dalle installazioni), crea un dialogo dinamico con lo spettatore, che non è più mero spettatore, ma ”entra” fisicamente nell’opera stessa.