Premio Combat Prize

Dario Tironi - Premio Combat Prize

OPERA IN CONCORSO | Sezione Scultura/Installazione

 | The man is waiting

The man is waiting
assemblaggio, struttura metallica, dispositivi elettronici, elettrodomestici, giocattoli, gadgets, vari materiali di recupero, resina
35x177x50cm

Dario Tironi

nato/a a Bergamo
residenza di lavoro/studio: Bergamo, ITALIA


iscritto/a dal 14 apr 2018

http://www.dariotironi.com


visualizzazioni: 976

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Altre opere

 | Things

Things
installazione ambientale, struttura metallica, oggetti di recupero
cm 240 x 360 x 250 h

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Monument to mankind
scultura monumentale, metallo, legno, oggetti di recupero, materiali di scarto
200x. 200 x 300h

 | homo consumer

homo consumer
assemblaggio, struttura metallica, vari materiali di recupero, resina
80x195hx70

Descrizione Opera / Biografia


The man is waiting
Per quanto a noi possa sembrare strano, i “rifiuti” come li intendiamo oggi non sono sempre esistiti: sino a tempi decisamente recenti, infatti, lo “scarto” era un lusso che si potevano permettere in pochi, ed è solo dopo la seconda guerra mondiale ( ed esclusivamente nel mondo occidentale) che i rifiuti hanno cominciato davvero ad esistere, sino addirittura a diventare - superando la loro stessa materialità - anche una vera e propria categoria sociale ed estetica.
Il lavoro di Dario Tironi, che da diversi anni riutilizza i più diversi materiali di scarto per realizzare opere di sicuro impatto, si inserisce nella lunga parabola creativa che ha inizio con il collage cubista e giunge oggi a Muniz e Schult, passando per Schwitters, Cornell, Rodia, Rauschemberg, Arman.
Questa scultura fa parte della serie “Things”, figure assemblate dai particolari dei volti, quasi di natura arcimboldiana dove gli oggetti metaforicamente collegati al soggetto, perché di uso comune nella sua vita, ne de-sublimano il ritratto stesso. I volumi degli scarti continuano a rendere leggibile la struttura anatomica dei corpi ma sembrano contemporaneamente inficiare strutture più profonde dell’essere umano suggerendo un obbligato passaggio al mondo artificiale da cui provengono i materiali utilizzati.
Ad essere ritratto è l’uomo contemporaneo che “aspetta” mentre riflette con intensità tragica( anche se per certi versi allegramente post-moderna) sul senso di un umanità sempre più preoccupata dagli oggetti che possiede, e sempre meno dalla propria più intima identità.