Descrizione Opera / Biografia
Le immagini fanno parte di “Così nello sfavillio di un momento”, un lavoro che racconta della frantumazione di una memoria in una miriade di ricordi e sono state scattate in posti e anni differenti.
Se si considera la vita come uno spazio che si modifica nel tempo, il tempo e la sua percezione costituiscono il mio interesse principale. Mi interessano le forme di alterazione dei ricordi e l’imprecisione della memoria che genera qualcosa di nuovo, che si va a collocare tra quello che si è vissuto e quello che si è magari solamente immaginato. Queste considerazioni mi hanno portato a riflettere sul modo in cui lo spazio è percepito e a chiedermi se possa esistere una geografia personale, capace di realizzare un atlante delle emozioni.
Alcuni neuroni chiamati “place cells” si occupano proprio di questo: realizzano una mappa neurale per ogni luogo nuovo visitato e se capita di percepire quest’ultimo come già noto, significa che queste mappe si stanno sovrapponendo. Le stratificazioni così realizzate si muovono seguendo le emozioni e la memoria, senza una retorica geopolitica di contrazione.
All’interno del lavoro sono presenti immagini che fanno parte di una sorta di memoria collettiva, immagini iconiche di luoghi o situazioni vissute da tutti o delle quali tutti percepiscono di averne avuto esperienza. Ho scelto queste quattro per diversi motivi: il coccodrillo è il più animale tra gli animali, trasuda sacralità e tendenzialmente si nasconde e così è la paura di ciò che non si conosce: da una parte respinge e dall’altra attira. Allo stesso modo anche la caverna è un’attrazione animale, una porta verso un’entità spaziale ignota, che non è possibile comprendere dall’esterno e quindi è forte il desiderio di entrarvi. Le pietre mute sono il segno del passaggio di altri dei quali non si è a conoscenza. Il mappamondo è rappresentazione di un luogo impossibile da raggiungere, il luogo della fantasia e dell’immaginazione senza limiti. Il cielo stellato, al quale si può tentare di affacciarsi con una sottile scala a pioli, è la bellezza illusoria della letteratura che addomestica sempre la crudezza dell’esperienza del reale, ma che rappresenta l’unica strada per contenerlo, umanamente ed emozionalmente.
BIOGRAFIA
Flavia Rossi (Roma, 1989) è un’artista e fotografa che vive a Roma. Le sue fotografie sono state definite delle “finestre sull’anima”. Prende ispirazione da ciò che la circonda e da tutte le forme d’arte: spesso lo stimolo per iniziare un progetto non è prettamente fotografico o in generale visivo. Nel corso degli anni si circonda di immagini ricorrenti, provenienti dalla letteratura, dalla pittura, dalla musica e dall’architettura e che hanno iniziato ad accompagnarla, a posarsi in modo leggero sopra le lenti degli occhiali che non porta.
Nel 2016 si laurea in architettura presso l’Università La Sapienza di Roma con una tesi in Estetica del paesaggio ed è ammessa, nello stesso anno, al Master IUAV in Photography, prendendo il titolo con lode. L’anno seguente si iscrive al Master “Libro” a cura di D.O.O.R. in cooperazione con Blank Paper.
Il suo libro autoprodotto “Così nello sfavillio di un momento” è stato presentato in diversi festival in Italia, come Funzilla, Scanner e Gazebook, è in vendita presso alcune librerie e negozi d’arte a Roma e Milano ed è tra le fanzine selezionate per l’edizione 2018 di Castelnuovo Fotografia.
Finalista al concorso Emerging Talents, vince il Premio Aldo Nascimben per la Fotografia ed è tra le “30 under 30 | Women photographers” selezionate da Arpil + Photo Boite. Alcune sue fotografie fanno parte dell’Archivio del Fondo Malerba.