Descrizione Opera / Biografia
Le fotografie, scattate con il cellulare che guarda attraverso l’obbiettivo di una camera reflex, sono l’evidenza del filtro che si interpone tra il soggetto e la realtà. Da un lato l’opera è una critica dei cliché della visione, di coloro che scattano fotografie spesso senza nemmeno vedere cosa stanno riprendendo; dall’altro fa emergere la possibilità per riguardare per la prima volta il già visto, infatti, tra il cellulare, la macchina fotografica e la realtà avvengono degli scarti, soprattutto cromatici, che non fanno vedere la realtà come la vediamo ad occhio nudo, ma un’altra, simile e allo stesso tempo intimamente diversa. L’opera è lo stupore di fronte a un’immagine che è creazione di un’altra realtà rispetto a ciò che crediamo di vedere, ma è anche il disincanto di fronte all’esposizione del filtro, ovvero delle “pellicole” che sovrapponiamo a ciò che vediamo.
Luisa Turuani nasce a Milano l’11.06.1992.
Conclude gli studi specialistici alla scuola di Scultura dell’Accademia di Brera nel 2017.
Lo stesso anno viene selezionata ad ”Artagon III”, mostra collettiva selezionata tra studenti delle accademie d’Europa; sempre nel 2017 partecipa alla mostra collettiva ”Tirarsi fuori” a cura di M. Marchetti alla galleria P420 di Bologna ed è invitata alla mostra ”Fare e disfare” a cura di C. Muccioli, evento collaterale del Festival della Filosofia di Modena. Espone come finalista alla terza edizione dell’”ArteamCup” e alla settima edizione del ”Premio Prina”.
Nel 2016 partecipa a una residenza artistica in Cina da cui nascono le mostre collettive intitolate ”Syncronicity” ad Hangzhou e Yuliang. Nel 2015 partecipa alla residenza artistica ”Sfase” presso l’excartiera Pigna ad Alzano Lombardo.
Tra le mostre collettive si ricorda nel 2016: ”Traparentesi: Leggerezza” a cura di OUT44 e nel 2015: ”Nel deserto cresce la ginestra” presso la galleria R. Fabbri.