Descrizione Opera / Biografia
La studiosa Frances Yates affermava che “la storia della memoria abbraccia la storia della cultura nel suo complesso” e “le barriere tra le diverse discipline, tra scienze naturali e scienze umane, tra arte e letteratura, tra filosofia e religione, spariscono nella storia della memoria”.
In questo percorso artistico utilizzo la memoria e l’oblio come strumento per orientarmi e farmi condurre in modo trasversale in numerosi ambiti. Dall’analisi all’immaginazione di spazi architettonici, dalla percezione attraverso la parola all’”inganno” della prospettiva, dalla negazione dell’immagine all’utilizzo della propria immagine. Ma cosa lega questi approcci l’un l’altro?
Se il Teatro di Camillo aveva come intento la costruzione di un luogo ideale in cui contenere tutto il sapere dell’umanità, io tento di ricostruire una sorta di archivio che non ha la sola funzione di classificare ma di trovare dei sistemi per indagare la memoria e affrontare il tema dell’oblio. Se in un primo periodo la memoria ha permesso la produzione di una serie di opere che consentissero di conservarne dei rebus utili a formulare nuove chiavi di lettura, in questa sessione di opere anche l’oblio assume una valenza fondamentale. Non viene più negato, ma accettato e in alcuni casi anche desiderato.
Nel «Lettura e obnubilamento de Le prediche di San Bernardino» il gesto dello scrivere e descrivere il quadro originale è una riflessione e testimonianza del ricordo. Un tentavo di avvicinare intimamente l’individuo alla propria messa in opera del ricordo e memorizzazione attraverso la Storia dell’Arte ma anche un esercizio personale finalizzato allo studio del dettaglio, ricerca e acquisizione di tutte le informazioni possibili celate nell’opera stessa.
In questo processo il linguaggio dell’oblio, del sogno, dell’offuscamento prende vita sovrapponendosi alla parola. Simbolo del processo naturale, psicologico, inesorabile, costante, che mangia il ricordo trasformandolo in nuova materia. Le lettere cucite lentamente a mano diventano una lucida testimonianza di qualcosa che prima c’era e che ora sta svanendo o svanirà. Ma lo scrivere, diviene il mezzo stesso per rallentare questo processo e per accogliere l’oblio accettandone il suo lato seppur terrifico, ma altrettanto allettante e liberatorio.
Statement
Creare un archivio, uno strumento di memoria.
In questo archivio ideale la Storia dell’Arte è soggetto principale e campo di indagine privilegiato da proteggere, ricordare e divulgare.
La memoria e l’oblio coesistono come la vita e la morte. L’indagine della memoria consente di addentrarmi nelle viscere oscure e sensuali dell’oblio. In questa ricerca definisco un’immagine senza “immagine”, in cui il ricordo e la sua dimenticanza ne diventano il fulcro.
Gli spazi immaginati, i collages, le produzioni con le parole, le piante e mappe, le prospettive inverse, così come i libri e le tavole di paraffina incisa, pongono un quesito comune: fino a che punto il ricordo riuscirà a indagare e/o rallentare l’oblio? Cos’è la memoria? Cos’è l’oblio?
L’oblio inteso come fine naturale ed inevitabile del nostro essere/esistere, come annullamento della cultura (di cui l’arte ne rappresenta una parte), come contenitore del tutto.
Indago in modo “archeologico” per dare così voce ad elementi e parti costitutive della stessa forma originaria, spesso ricchi di simbologie e dettagli a volte nascosti dall’artista e resi volutamente dei “rebus”, impregnati di significati non solo identificanti l’artista stesso, ma rappresentativi anche del preciso periodo storico ed espressione di ideologie religiose/politiche contemporanee all’opera.
Questa modalità di studio analitico delle opere d’arte mi consente di creare una “mappa” in continua estensione ed evoluzione che dona nuovo ed approfondito significato al mio rapporto con la Storia dell’Arte.