Descrizione Opera / Biografia
Il titolo dell’opera fa riferimento alla legge della fisica che spiega il perché alcuni oggetti anche molto pesanti – pensiamo ad esempio alle navi da crociera, vere e proprie città sull’acqua – galleggino sulla superficie dell’acqua mentre altri, molto più leggeri in realtà, vanno a fondo. La stessa logica che può applicarsi ai casi della vita: a volte ci sono cose che vanno male perché non è proprio possibile arrangiarle in altro modo, nonostante sembrino una buona scelta; sono accordi stonati, abbinamenti sbagliati, sassolini che per quanto paiano leggeri è inutile cercare di far galleggiare. Al massimo se ci si impegna abbastanza a ricercare un sasso sufficientemente piatto lo si può far rimbalzare sulla superficie dell’acqua per un certo numero di volte, ma terminato lo slancio anche questo andrà inesorabilmente a fondo. L’opera rappresenta infatti una serie di oggetti nell’atto di affondare o già dolcemente abbandonati sul fondo di una piscina deserta: sono manichini, che richiamano l’idea del salvataggio; una pinna, attrezzo in cui potrei identificarmi; e due abiti da sposa, dai riflessi colorati che ne alterano la percezione, segni del naufragio di un futuro che sembrava già delineato. In superficie, invisibile all’occhio ma percepibile in maniera indiretta attraverso l’ombra che si staglia sul fondo, una ciambella vuota: il tentativo di mettersi in salvo c’è stato ma non è andato a buon fine, e ciò che resta sono soltanto gli oggetti, testimoni muti di ciò che è accaduto.
Sofia Fresia (Genova, 1992), studentessa di Belle Arti, agonista di nuoto per salvamento e accompagnatrice di media montagna, studia, lavora e si allena a Torino. Attraverso l’uso di svariate tecniche – pittura, disegno, incisione, fotografia – cerca di esaltare la bellezza della realtà e di esorcizzarne i lati negativi attraverso il segno figurativo e il colore.
Nel 2015 si iscrive al I anno della scuola di pittura dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, sotto la guida del professore Giuseppe Leonardi. A ottobre 2018 ottiene la laurea di primo livello con la tesi dal titolo “Deriva e naufragio. L’arte del naufragio come ricerca di salvezza” in cui affronta il tema del fallimento e della mancanza di riferimenti stabili per i giovani attraverso immagini provenienti dal mondo del nuoto agonistico e delle piscine ricreative. Attualmente frequenta il primo anno del biennio specialistico della scuola di pittura all’Albertina, portando avanti progetti pittorici, incisori e fotografici che si aprono ai grandi formati, alla commistione sperimentale di più tecniche e al concept dello storytelling per immagini.