OPERA IN CONCORSO | Sezione Video

 | I Alive - Raccontare il dolore, narrare la follia

I Alive - Raccontare il dolore, narrare la follia


Stefania Pucci

nato/a a Empoli
residenza di lavoro/studio: Montespertoli, ITALIA


iscritto/a dal 18 mar 2021


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Descrizione Opera / Biografia


Raccontare per immagini è difficile. Per me, abituata all’affabulazione della parola e al piacere della narrazione, il racconto per immagini è la scelta e l’esercizio più difficile che si possa fare. In queste situazioni mi sento sempre un’intrusa, la bambina in pigiama accolta al tavolo dei grandi per ridere delle sue debolezze, pigiama contro abiti da sera, Coca Cola e lattina contro vino e bicchieri di cristallo.
Ho frequentato il dolore, ho conosciuto la perdita, sulla pelle porto i segni e le ferite dei miei errori, della mia incapacità di scendere a patti con me stessa e con la vita.
Per anni ho evitato gli specchi. L’immagine che mi rimandavano era qualcosa a cui non potevo credere; quella faccia, quegli occhi, quel corpo, appartenevano a qualcuno che non ero io, qualcuno troppo stanco e sconfitto per poter essere, anche solo in parte, la persona che mi illudevo di essere.
Oggi che gli specchi sono ormai solo specchi, e non coacervi di incubi, e che l’immagine che riflettono è la persona che voglio essere e che, al netto delle inevitabili imperfezioni, mi piace, ho sentito il bisogno di raccontare. Raccontare quel dolore, quell’apnea sensoriale , quell’immensa e distruttiva paura di essere che ti costringe a non essere. Per sopravvivere.
Quell’idea mi ha nutrito per mesi, inondando ogni minuto e ogni fibra del mio essere, costringendomi a ricordare, a vomitare ricordi come incubi, costringendomi di nuovo nei panni di colei che non avrei voluto essere mai più. Mi ha costretta a tornare indietro, a ritornare sui miei passi , a slanciarmi per portare me stessa, il mio corpo, tutto quello che so e che amo di me oltre l’ostacolo del passato.
Quell’idea alcuni giorni fa si è alzata in piedi e ha iniziato il suo percorso nel mondo. Mi fa soffrire pensare che nessuno mai la amerà come l’ho amata io, con la stessa intensità e devozione, ma mi rende immensamente orgogliosa pensare che l’intrusa di tanti anni fa ha deciso consapevolmente di sedersi al tavolo dei grandi.
Quell’idea è in queste immagini.