Descrizione Opera / Biografia
”FUCK WAR”
Nel 2017 realizzai ”Game. No war” un’installazione realizzata con 206 carrarmatini in marmo, pietra e granito che rappresentano gli stati del mondo.
Lo slogan, ricorda il più famoso ”peace no war”, in cui ”war” non è la risposta alla soluzione dei problemi dell’umanità, il richiamo alla necessità di dare una prospettiva leggera al futuro di tutti noi si traduce nella rivalutazione della dimensione ludica, dove il gioco aiuta a rendere più leggera la nostra esistenza, ma soprattutto rappresenta un momento di aggregazione libera dagli infingimenti degli interessi dei pochi a danno dei molti.
La trasformazione degli elementi bellici in oggetti di gioco significa la condanna di un elemento, la guerra, che nei secoli non ha portato altro che impoverimento e dolore al genere umano.
Con l’arrivo della guerra in Ucraina ho deciso di realizzare una nuova installazione, e la voglio proporre in questo concorso, solo si fa per dire con 73 carrarmatini, una nuova scritta, più corta ma forse immediata.
BIOGRAFIA
Beppe Borella nasce a Bergamo nel 1972.
L’iniziale lavoro di fabbro gli consente di approcciare il ferro come primo materiale di costruzione.
Il contatto con il mondo dell’arte avviene grazie all’incontro col gallerista Stefano Fumagalli che gli svela bellezze e segreti delle opere dei grandi maestri dell’arte contemporanea.
Ad attrarlo sono soprattutto le sculture, che accendono in lui un’innata capacità creativa oltre che tecnica.
Doti che Borella ha modo di evolvere e perfezionare collaborando con Giuseppe Uncini alla realizzazione di alcuni grandi lavori in cemento e ferro.
È proprio lavorando questi materiali che quasi per uno scherzo del destino si concretizza il fatidico incontro col marmo: vivo, energico, capace di proiettarlo nella sostanza di forme e superfici da modellare e levigare creando con istintiva forza scultorea giochi di luci e ombre.
L’unione perfetta di manualità e creatività permette così all’artista di scolpire opere fantastiche, sinuose, ironiche e potenti che sembrano provenire dagli spazi siderali e all’improvviso dialogano con la Pop Art, cogliendo il significato più giocoso e accattivante del termine.