Descrizione Opera / Biografia
Questo lavoro nasce in conseguenza di una serie di laboratori che ho realizzato in collaborazione con la GAMeC di Bergamo, il comune e la Caritas bergamasca, sull’elaborazione del dolore vissuto e causato dalla pandemia, laboratorio dedicato alle persone che hanno perso i famigliari a causa del Covid.
Il racconto e l’esperienza che sono stati raccontati può essere paragonato a quella di uno strappo, improvviso e lacerante. Ognuno si aggrappa ai ricordi che aveva della persona amata. Ricordi che inevitabilmente muteranno, si affievoliranno o in alcuni casi svaniranno per sempre.
Il titolo è tratto da una chiacchierata con una donna che ha perso il marito. Mi stava raccontando la sua storia lavorativa e poi, con le lacrime agli occhi, ha concluso con la frase “Se tornassi indietro, non farei più nulla, non vorrei nemmeno nascere”.
Al momento il lavoro può essere esposto come scultura singola o come installazione che al momento si compone di 20 elementi.
L’intenzione è di realizzare un lavoro da 100 pezzi.
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Biografia
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Camilla Marinoni nasce a Bergamo nel 1979 dove attualmente vive e lavora.
Nel 2003 si diploma in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano e nel 2007 consegue, presso la stessa accademia, il diploma specialistico in Arte Sacra Contemporanea.
Durante la carriera artistica partecipa a diverse esperienze formative tra cui: nel 2007 al corso d’eccellenza di Scultura, Gioiello e Design presso il Centro TAM (Trattamento Artistico dei Metalli) di Pietrarubbia (PU), presieduto da Arnaldo Pomodoro con la direzione artistica di Nunzio; nel 2018 al workshop di pratica e teoria della performance art presso la Factoria de arte y desarollo di Madrid con l’artista performer Abel Azcona e nel 2019 al workshop “Free unicorn” presso la GAMeC di Bergamo con l’artista e attrice Chiara Bersani.
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Tra le ultime mostre si segnalano: Anàstasi - Turbamenti, immersioni, attese, rinascite (2022), Galleria Giovanni Bonelli, a cura di Marina Dacci, Matteo Galbiati, Leonardo Regano, Livia Savorelli, Nadia Stefanel e Raffaele Quattrone, Pietrasanta (LU); Wish you where here (2022), Bergamo, a cura di Alberto Ceresoli e testo di Gabriele Salvaterra; Sintomi della fiducia, (2021 - personale) tempio di Santa Croce, a cura della Fondazione Adriano Bernareggi, Bergamo, cat.; Alla muta cenere io canto, (2021 - personale) Fondazione Vittorio Leonesio, a cura di Mariacristina Maccarinelli e Lidia Pedron, Puegnago del Garda (BS); Ars Memoriae (2021), Palazzo Branciforte, a cura della galleria Zerial Art Project, Palermo; Naturalismi (2021), Galleria Febo&Dafne, a cura di Alberto de Braud, Torino; Esercizi di purezza (2021), Galleria Villa Contemporanea, Monza; Ti Bergamo - Una comunità (2020), GAMeC, a cura di Lorenzo Giusti e Valentina Gervasoni, Bergamo.
Nel 2020/2021 è finalista per l’Exibart Prize e vince la menzione durante l’Arteam Cup; così come nel 2019 vince due premi sempre assegnati dall’Arteam Cup.
Nel 2018 vince il Best 15 Prize e il Best NICE artist nell’ambito di Paratissima Torino. Nel 2015 arriva terza al CoffeeBreak.Museum del Museo Gianetti, Saronno (VA).
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Al centro del lavoro di Camilla Marinoni c’è un racconto intimo e personale riferito agli aspetti sociali e spirituali del vivere quotidiano e di cui si fa inevitabilmente esperienza. Tutto viene filtrato e rielaborato attraverso il suo sguardo e l’utilizzo del suo corpo.
Il vuoto, le ferite, la cura, sono i temi frequenti che emergono e che cercano di essere da stimolo, da punto di partenza, per una riflessione sul senso dell’esistenza.
Ha studiato scultura ma il processo creativo si rappresenta anche attraverso diverse espressioni artistiche: dall’installazione all’abito, dalla pittura al video, dalla scultura alla performance. In base al progetto sceglie il materiale più adatto per il suo sviluppo ma ha una particolare predilezione per il filo (il cotone e i centrini) e la terra (la ceramica), due elementi archetipici che esprimono un sentire femminile di pazienza e lavorazione.
Morbidezza e durezza, delicatezza e forza sono elementi che si alternano, si sfiorano e formano un contrasto che esprime l’essenza di ogni essere umano. I fili di cotone che attraversano le superfici (la ceramica, il foglio o la tela) muovono il pensiero, da un capo all’altro, facendo riflettere sui legami tra le cose e tra le persone.