Descrizione Opera / Biografia
Quest’opera fa parte del progetto VENA CAVA realizzato sull’isola di Favignana.
Sono stata sull’isola di Favignana tante volte negli ultimi anni, ma mai ero entrata così in profondità, nella sua identità, nella sua storia, nel suo corpo. L’unicità di quest’isola è data dall’essere per metà completamente scavata. Una delle attività più redditizie infatti, è stata per decenni, quella dell’estrazione di una pietra simile al tufo, ottima per costruzioni, una calcarenite conchigliare, un materiale sedimentario costituito da organismi marini, fossili e conchiglie, con la quale si sono costruiti la maggior parte degli edifici sull’isola e in gran parte della Sicilia e del Mediterraneo. Cosa rimane ora di questa sottrazione, di questo vuoto, di questo buio? Ho iniziato così un viaggio in questo mondo parallelo, nascosto e sotterraneo, un mondo scavato, un mondo al contrario, surreale, verso il cuore dell’isola. Sottoterra ho cercato di immaginare le persone che hanno lavorato per tutta una vita nelle cave, senza mai vedere la luce del sole, vivendo e lavorando in condizioni difficilissime. Dovevano essere uomini molto forti, fisicamente ed emotivamente, ho percepito la loro energia, il sudore, il sangue, la fatica e la loro intima e violenta connessione con la Terra. I blocchi di pietra che si estraevano si chiamavano “cantuna”, la pietra che canta, perché battendoli creavano vibrazioni sonore, dalle quali i “pirriatura” capivano la qualità della pietra, e se non erano buoni erano cantuna stonati. È stata la terra stessa quindi, questa pietra viva, che ha guidato l’uomo, inconsapevole, nella creazione di queste opere architettoniche di estrema bellezza e intensità, simili a templi e cattedrali. Ho percepito l’unione di queste energie, il rapporto intimo e viscerale, tra la pietra e l’uomo, tra natura e architettura e ho visto l’arte e il sacro che da questo incontro si è generato. In questo viaggio surreale, ho scoperto il cuore di Favignana, la sua storia più intima, sono scesa al suo interno, ho camminato nelle sue vene, sentito i suoi organi pulsare, ho sentito la sua energia unita a quella degli uomini che in qualche modo l’hanno ferita. Sono rimasta stupita da quanta bellezza può nascere da un taglio, dal vuoto, da quanta energia può emergere dalla sottrazione, da quanta luce può sorgere dal buio. E mi sono chiesta, le vene, il cuore della Terra, la sua anima, unite alla fatica e al sudore degli uomini, hanno un colore?
Fotografa, artista e filmmaker (Roma, 1986) specializzata in fotografia di ritratto e paesaggio presso la Scuola Romana di Fotografia. La relazione tra gli esseri umani e il loro ambiente, la connessione con il tempo e la memoria, il collettivo e l’individuale, storie di tradizioni e personali, sono al centro della sua ricerca artistica. Sviluppa i suoi progetti con una narrativa personale e intima usando differenti media tra cui fotografia, immagini in movimento, materiali d’archivio, parole, suoni e cucito. Dal 2015 al 2018 lavora presso il 10b photography di Roma assistendo il fotogiornalista Francesco Zizola. Nel 2018 lavora come curatrice per il Meteo Museo Edmondo Bernacca a Fivizzano (MS, Italia). Nel 2021 pubblica il suo primo libro “Lockdown Portrait Stories” con la casa editrice 89books e realizza il suo primo documentario “A FRIDDA” sul Borgo Marinaro di Punta Longa a Favignana, in Sicilia. I suoi lavori sono stati pubblicati, tra gli altri, su D Repubblica, Mare Magazine, Yogurt Magazine, Photo Vogue, Harper’s Bazaar Art China. Ha esposto al MACRO Museo di Arte Contemporanea di Roma, Ragusa Foto Festival, Fondazione Fotografia Modena, Riaperture Photo Festival. Vive e lavora tra Palermo e Roma.