Artwork description / Biography
L’opera è la prima della serie ”Maternità” in cui si raffigura la capacità di creare e procreare. Il paragone tra il momento del taglio cesareo e la morte della fotoreporter Gerda Taro sono confrontate in quest’opera, il cui titolo richiama la città in cui ella fu uccisa. Quest’opera onora il momento della morte di Gerda Taro. Ella fu la prima fotoreporter di guerra e per questo l’autrice dell’opera ha voluto fotografarsi nella sua stessa ultima posa, cioè morente con gli occhi agonizzanti, per omaggiarla attraverso un canale comunicativo che creasse un ponte tra le due donne: la foto. Come Gerda, morta sul campo di battaglia nell’esercizio della sua professione, così l’ autrice dell’opera si immola nella sua opera d’arte, aggiungendo, alla fotografia, colore e il proprio sangue. I segni del carrarmato che hanno troncato la sua vita sono su tutto il corpo a ricordo della sua morte, ma formano un’aureola intorno al capo, per ricordarci che ciò che l’ha resa mortale, le ha anche donato immortalità, canonizzandola e innalzandola al trono dei martiri. Le mani ferme sul ventre, come quelle di Gerda che trattenne le proprie viscere con le sue mani, spariscono sotto le garze intrise di sangue, che a loro volta sventrano la figura della donna e la tranciano in due. Questa linea di confine tra la parte alta del corpo della donna e il ventre, come una frontiera tra la vita e la morte, è marcata da un ultimo e netto segno del passaggio di un carrarmato.