Descrizione Opera / Biografia
BIO
Jacopo Zambello nasce a Rovigo nel 1999. Conseguita la maturità̀ artistica al Liceo “Celio-Roccati” intraprende nel 2018 il triennio di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia.
2022
- Finalista Premio Nocivelli 2022
- Selezionato a ”Step by Step 2022”, Progetto Giovani Padova
-Mostra collettiva “Atelier 12”, curata da Luca Reffo, Accademia di Belle Arti, Venezia
-Mostra collettiva ”Ecco io faccio nuove tutte le cose”, curata da Luca Reffo, Museo di Santa Caterina, Treviso
2021
-Segnalato nel catalogo del premio “Combat Prize” 2020
-Vincitore “Vivacolors Prize”, Prisma Art Prize -Collettivo P0int, mostra “Voi che guardate dietro di me” -Collettivo P0int, residenza artistica, FDZ Rovigo
2019
-Collettivo Pre-, Tensioni (prima edizione), FDZ Rovigo
-Mostra collettiva “Atelier 12”, curata da Luca Reffo, Accademia di Belle Arti, Venezia
STATEMENT
A fare da base al mio lavoro è la fotografia amatoriale, con scatti fatti da me, foto della mia famiglia o foto d’archivio. Successivamente, prima di dipingere, lavoro all’immagine modificandola nei contrasti e con elementi di collage in digitale. Essendo i soggetti rappresentati membri della mia famiglia - anche non conosciuti - o situazioni e luoghi familiari ma non vissuti in prima persona, il dipingerli non è un’azione della memoria, ma la creazione di un simulacro. I soggetti non aderiscono ad un riferimento alla realtà̀, ne creano una nuova in cui vanno a occupare il ruolo di piccole icone, quasi a diventare gli idoli da cui deriviamo, la parte a noi sconosciuta e che tuttavia ci compone. La mia ricerca nasce da una riflessione sul concetto di simulacro secondo Baudrillard. Il simulacro (non inteso solo come icona religiosa, ma in senso più̀ ampio come natura dell’immagine) è una falsa riproduzione del reale. Non tenta di rapportarsi al mondo comunicando (rappresentazione), e snatura il soggetto diventandone una sua nuova versione.
A fare da sub-strato al mio lavoro è la letteratura. La mia ricerca, nell’ultimo periodo, si rifà̀ al racconto “Il giardino dei sentieri che si biforcano”, di Borges. Il giardino del racconto è un libro che narra le storie dei protagonisti mostrandone ogni futuro possibile. Seguendo questo concetto, isolo le figure dallo sfondo e ne turbo la resa con elementi di velatura o di negativo cromatico. Lo scopo è quello di narrare più̀ versioni contemporaneamente dello stesso soggetto.
L’opera nasce da una riflessione sul concetto di simulacro. Nella foto d’archivio che fa da base al dipinto sono ritratti mio nonno e sua sorella bambini. Essendo membri della mia famiglia che non ho mai conosciuto il dipingerli non è un’azione della memoria ma la creazione di un simulacro. L’immagine va a rarefarsi sul fondo e mischia elementi cromatici invertiti (negativo). Non cercano il riferimento con la realtà ma ne creano una nuova dove vanno a occupare il ruolo di piccole icone. Se il bambino mantiene ancora una riconoscibilità nel volto lei acquista quasi una dimensione statuaria. Nella dimensione di iper-rappresentazione contemporanea i simulacri acquistano pari valore al mondo che cercano di imitare.