Matteo Pucci nasce nel 1994 in provincia di Firenze. Sin da piccolo si avvicina alla scultura grazie al padre Alessandro, principalmente quella su marmo.
Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Carrara, qui affina la tecnica e getta le basi della sua ricerca personale ed artistica, un ricerca che arriva sino od oggi, a distanza di 6 anni, implementata e mutata, figlia delle sue sperimentazioni e delle sue riflessioni, pronta a scoprirsi e a farsi scoprire.
L’artista si pone l’obbiettivo, attraverso la manipolazione della materia, di portare alla luce un’inattesa vitalità della stessa, come se fosse figlia di scenari altri.
Ciò ci obbliga ad uscire dal nostro torpore, entrando cosi in contatto con contesti inattesi, quasi alieni, dove la natura delle cose per come la conosciamo, si svela in modo del tutto non ordinario. Portando l’opera ad un piano differente, non più statico ed immobile, ma bensì organico e vivo.
Lo sconosciuto ed insolito crescere e stratificarsi della materia, da forma a nuovi organismi, cellule ed elementi, apparentemente assimilati e registrati dall’uomo come conosciuti e familiari, diventano qui un unità nuova e brulicante di vita, che gioca sul precario confine del reale e del possibile.
Qui la forma esteriore si riduce a mero guscio, che raccoglie e racchiude in sé un inaspettata vitalità, capace ora, di schiudersi e mostrarsi.
Diffidando da ciò che vediamo, increduli di trovare all’interno di un corpo qualcosa di diverso dall’elemento che solitamente lo compone esternamente, ci stupiamo di tanta inattesa meraviglia, come allo schiudersi di una conchiglia.
La materia qui ci illude e ci confonde, ridisegna il confine tra artificiale ed organico, spalancando le porte del possibile, con stupore, a nuove forme di bellezza.