OPERA IN CONCORSO | Sezione Pittura

 | Curiale

Curiale
olio, tela
120 x 80 cm

Roberta Cavallari

nato/a a Bondeno (FE)
residenza di lavoro/studio: Bologna, ITALIA


iscritto/a dal 30 apr 2022

http://www.instagram.com/roberta_cavallari_art/


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Descrizione Opera / Biografia


L’opera fa parte del progetto ”Silent furniture”.
Interni di fine novecento, oggetti di design, citazioni palesi della pittura dal classicismo ad oggi, sono tasselli che compongo per creare spazi che hanno la parvenza di essere anche luoghi, o perché vi sono tracce di esistenze umane, o elementi che le ricordano.
Gli interni, o scorci di interni, sono il fulcro del progetto, con particolare attenzione verso sedute, soggiorni, oggetti noti di design di fine novecento. Fra le caratteristiche di questi spazi vi è il vuoto o ”vuotezza”, che esaspero creando luci irreali, colorate o scure, al punto da rendere il contesto ”silenzioso”, ma vivo.
Due sedie, erano sistemate vicino ad un angolo, in una sala d’ attesa, presso l’ufficio curiale, sotto una finestra da cui penetrava un fascio di luce, rubai, come sempre, uno scatto.. Le sedute erano strette e lo schienale alto, una croce intagliata campeggiava nel mezzo dello schienale. Queste sedie raccontavano di spazi clericali, di vite chiuse, essenziali. Il legno, marrone scuro, un colore vicino al nero, con sfumature calde, si stagliava sul verde vescica delle pareti, la loro solidità ed essenzialità esprimeva ieraticità. Questo frammento di luogo, acquisisce un valore altro, al di fuori del reale, un angolo isolato nella sua sacralità.
BIOGRAFIA
Nata in provincia di Ferrara studia pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove consegue il diploma nel 2001; si forma come docente di Disegno e Storia dell’arte presso l’Università di Bologna e nel 2009 frequenta il biennio di specializzazione in fotografia presso la medesima Accademia. Tappe significative della sua formazione sono una borsa di studio Erasmus a Berlino (2000), dove inizia il suo percorso espositivo, e lo stage a Milano presso lo studio di Francesco Jodice (2008), dove coltiva la passione per la fotografia e il video. Dal 2012 privilegia la ricerca pittorica e il disegno, e a livello internazionale collabora con la galleria Proarta di Zurigo. Nel 2006 e 2007 realizza due mostre personali presso l’Istituto di cultura tedesca e francese di Bologna. Nel medesimo anno è finalista nella sezione pittura al Premio Celeste. Nel 2008 una sua opera entra nella collezione Samp, (Bologna). Partecipa alla Biennale di Venezia del 2011, a cura di Vittorio Sgarbi.
Nel medesimo anno seguono la partecipazione al Festival della Performance, presso la Tenuta dello Scompiglio, (Lucca), a cura di A. Moya Garcia. Nel 2012 è in Argentina, dove realizza una mostra personale presso il Centro Cultural Borges, a cura di Massimo Scaringella. Nel 2013 partecipa ad un progetto collettivo presso la Galleria + di Bologna, a cura di Raffaele Quattrone e Cittadellarte, Biella. Nel 2016 è finalista al Premio Nocivelli e nel 2019 espone presso la Galleria Studio 53 a Rovereto, a cura di R. Pizzini.
Attiva anche su Bologna, è basata a Rovereto, dove ad oggi ha il proprio studio. La ricerca è un percorso che si evolve su tele di medio e grande formato a partire dal tema autobiografico, che ha caratterizzato gli anni accademici, per poi coniugarsi alla rappresentazione di spazi interni, stanze, arredi stantii. Il cono visivo dell’artista si restringe su angoli interni, focalizzandosi sugli oggetti, quasi mai sul corpo, salvo laddove se ne scorgano tracce. Dell’essere umano restano citazioni, busti romani, suppellettili che come metafisici feticci si stagliano dentro cornici circoscritte. A volte si scorgono riferimenti ai mezzi di comunicazione, reperti obsoleti o scollegati, quasi ad auspicare una comunicazione che viene però interrotta. L’assenza e il vuoto che si respirano nelle immagini creano una dimensione surreale, dove il colore saturo, si fa velluto, legno e mattone. Il linguaggio solo in apparenza figurativo, si struttura attraverso solide campiture, raffigurazioni di arredi e oggetti che divengono totem silenti. I piani delineano polverose e crostose mani di colore, come pareti domestiche di fine novecento, o moquettes variopinte, dipinte con attitudine certosina.