OPERA IN CONCORSO | Sezione Pittura

 | Esilio

Esilio
mista digitale, acrilico e neon, tela e neon
90x120

Rudina Simicija

nato/a a Shkoder/Albania
residenza di lavoro/studio: Bologna, ITALIA


iscritto/a dal 30 apr 2022

http://www.rudinasimicija/art


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Altre opere

Descrizione Opera / Biografia


L’opera fa parte di un progetto più ampio sul tema dell’Esilio, non solo inteso come un ritorno verso la propria patria originaria, ma anche un ritorno verso la spiritualità perduta.
Bio:
Artista albanese, allieva di Edi Rama all’Accademia delle Belle Arti di Tirana, nel ‘94 si trasferisce in Italia. Partecipa alla collettiva al Trevi Flash Art Museum a cura di Giancarlo Politi, alla Quadriennale di Roma curata da Pio Monti. Ha esposto assieme a Arienti, Adrian Paci, Beecroft, Cattelan, Chia, Kostabi, Koons, Lodola, Majorano, Montesano.
Nelle opere esposte negli anni Novanta, (tra cui spiccano diversi autoritratti), il retaggio dell’infanzia e dell’adolescenza in Albania prima della caduta del muro di Berlino inizia a stemperarsi nel più mite e moderno contesto sociale della provincia italiana. L’esperienza del regime sovietico, come quella delle faide, sono di rado rappresentate in modo diretto.
Nelle opere degli anni successivi, le scene raffigurate, con tematiche come l’emarginazione o la discriminazione razziale, subite come una sorta di tradimento amicale, sono rese con un’espressività distopica che ridimensiona la possibilità dell’agognato riscatto sociale. L’evoluzione dello stile è nella direzione di una ritrattistica non convenzionale, spesso applicata a gruppi di figure solo in parte abbozzate, in cui i protagonisti non smettono mai di esibirsi e danno l’impressione di perseverare nell’impresa di credere in sé stessi e nell’improvvisazione della propria umanità.
Nelle opere più recenti prevale l’utilizzo della tecnica mista digitale, con la fotografia e il disegno digitale che spesso convivono senza mai fondersi in modo risolutivo, ma confluendo in un comune scenario condividono tratti e sfumature, figure ed ombre, immagini e colorazioni, come accade nelle Serie ‘Filo da Torcere’ e ‘Fil Rouge’, con i suoi ‘filati’ invasivi a stravolgere la linearità delle riprese fotografiche, già di per sé originali, ottenute nei mesi iniziali della pandemia; o nella Serie ‘Senza Soluzione’ e ”Distopia” in cui differenti scenari, come avviene talora per pensieri e ricordi, a seconda dei casi si affiancano o si sovrappongono senza soluzione di continuità, mentre figure prodotte in modo nitido, senza interpolazioni, vengono però in qualche modo private della loro naturale autonomia semantica, velando l’enigma che le sottende e suggerendo al contempo un senso di costrizione.