Descrizione Opera / Biografia
Questi due lavori tra loro polari richiamano da vicino - per i loro modi, i toni, la loro rappresentazione - il taoismo cinese. Il concetto di yin (nero) e yang (bianco) ha origine dall’antica filosofia cinese, molto probabilmente dalla dualità notte-giorno; tuttavia non è difficile ritrovare la medesima complementarità in differenti aspetti della natura (maschio/femmina, pieno/vuoto, bello/brutto), come nondimeno all’interno di questi due lavori qui presentati.
Lavoro principalmente con superfici monocrome, con cui analizzo la relazione tra ”vuoto” e “spazio”. Questo spazio bianco, che evidentemente non è vuoto anche se non c’è nulla, è un punto molto importante nella comprensione del mio lavoro: la respirazione dell’immagine passa attraverso questo vuoto ed è questo medesimo spazio che fa vivere le rade pennellate lì presenti. Del resto, questo spazio bianco è presente nondimeno nella pittura tradizionale cinese, dove tutte le figure sono separate dallo sfondo da una zona incolore.
Inoltre, questo spazio vuoto, è soprattutto lo stesso spazio che si viene a creare tra la volontà ed il mio gesto pittorico. Del resto anche questa è una derivazione zen: piccolo attimo di illuminazione, ma rarissimo, in cui atto e potenza vengono a coincidere: ”Sono abituato a stare seduto di fronte alla tela per molto tempo, usando il mio corpo per sentire l’energia, usando il mio cervello per ricordare la vita in modo da trasformarla in un’immagine, e alla fine, senza interruzioni, ecco l’immagine”.