Descrizione Opera / Biografia
Nel Grido di Anánkē
Le mie opere cominciano a prendere forma dalla scrittura, linguaggio che mi aiuta a calare l’immaginazione in un determinato paesaggio.
La mia ricerca, da diversi anni a questa parte, indaga la morfologia dell’apparato scheletrico umano e non umano: contemplo le peculiarità delle ossa da diverse angolazioni, cercando, successivamente, di concedere a quest’ultime una nuova vita, liberandole e spingendole verso paesaggi differenti.
La mente e il corpo sono legati imprescindibilmente l’una all’altro; separandoli è possibile ottenere nuove immagini, quindi nuovi pensieri.
Nel Grido di Anánkē viene accennata una parvenza di trachea ed un urlo liberato.
Il nostro corpo si formò prima dell’intenzione e ancor prima della volontà, quella pulsione con la quale l’uomo ha potuto concretizzare il risultato della sua ragione e del suo impulso.
Il corpo dell’uomo inteso come “mezzo” è ogni volta un’irripetibile architettura che indirizza lo spirito umano verso le infinite porte della conoscenza. Ma il corpo è anche una soglia, oltre la quale è impossibile esistere.
Nel grido di Anánkē, la dea dell’ineluttabilità, siamo sempre al crepuscolo, siamo costantemente in divenire, siamo onde sonore di quel grido che non possiamo né ascoltare né capire.
Federico Aprile