OPERA IN CONCORSO | Sezione Video

Andisheh Bagherzadeh

nato/a a Tehran, Iran
residenza di lavoro/studio: Firenze, ITALIA


iscritto/a dal 28 apr 2025


Under 35

http://www.andishehbagherzadeh.com


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Descrizione Opera / Biografia


Confessions:
Trenta riprese frontali, trenata ricordi perduti della vita in Iran. Giunto a trent’anni, dopo aver trascorso metà della sua esistenza lontano dal proprio Paese, l’artista elabora questa manifestazione visiva del concetto di identità nazionale, che si frantuma sotto al peso del tempo e della distanza per poi ricomporsi in un nuovo “io”. La fragilità dei concetti di “nazione” e di “patria” è un tema ricorrente nel lavoro di Bagherzadeh, che anche stavolta mette in luce la labilità dei nostri confini identitari. Tuttavia, l’atto della ripetizione introduce un ulteriore elemento, che si concreta in una sorta di punizione autoinflitta per la perdita di quel bagaglio culturale originario, lasciando spazio all’ossessione di essere diviso a metà. Quasi al pari di un apolide, infatti, l’artista non riesce più ad identificarsi come “un vero iraniano”, ma neanche come italiano. E così si genera una tensione costante tra positivo e negativo, tra privilegio e senso di colpa, portando al corto circuito di uno shock culturale inverso.
Biografia:
Andisheh Bagherzadeh (Tehran, 1993) inizia il suo percorso artistico all’età di quindici anni in Iran, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti per ragazzi di Tehran, per poi trasferirsi a Cipro e infine in Italia. Qui si specializza prima in pittura, poi in scultura e nuovi linguaggi espressivi presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Durante questi anni partecipa ad esposizioni, workshop, residenze, concorsi, ricevendo premi e pubblicazioni. Attraverso video, fotografie, sculture e disegni l’artista affronta gli effetti della migrazione e di come questa vada a modificare profondamente tutti gli aspetti dell’esistenza. Partendo dal legame con la patria, a quello con la lingua madre, fino a quelli meramente personali e familiari tutto viene consumato dalla distanza, ma anche dall’incontro con l’altro. Attraverso questo shock culturale la corazza della tradizione si disfa con tutto il suo peso e i suoi canoni limitanti, scoprendosi fragile, per poi lasciare spazio ad una nuova identità, un’identità “radicante”, che affonda le proprie radici non nel passato, bensì nel presente e le protende verso il futuro.