In questa immagine, il cuore non è più soltanto un organo o una metafora: diventa pelle, spazio, deriva. La figura solitaria e velata — attraversata da un respiro di luce rossa — incarna l’idea del cuore come viandante, un’entità che, come i personaggi nomadi di Hermann Hesse, non riconosce confini stabili.
Il battito si espande oltre il corpo fisico, trasformandosi in un paesaggio emotivo: una volta liberato dai confini della gabbia toracica, il cuore diventa mondo e cammino, risuonando in un campo di luce liquida.
Proprio come nei viaggi interiori descritti da Hesse — dove ogni movimento esterno riflette una profonda ricerca d’identità — l’immagine ritrae un cuore che si allontana da sé per diventare altro, e infine riconoscersi attraverso infinite metamorfosi.
”Cuore Errante” rappresenta così un’identità in movimento: fragile, vibrante, senza una patria definitiva, sempre alla ricerca della sua verità più profonda.