Descrizione Opera / Biografia
“Architetture” è un lavoro grafico appartenente a una serie realizzata durante la residenza artistica “Post Print Media” programma annuale di residenze della Fondazione Il Bisonte di Firenze, a cura di Silvia Bellotti.
L’opera grafica è composta da tele di cotone addizionate con cera d’api, sulle quali sono stampate a torchio una serie di matrici in piombo sagomate e incise a puntasecca e pasta acrilica. La disposizione dei frammenti di metallo sul supporto non è casuale, ma intesa a suggerire forme archetipiche, simboli e icone di una spiritualità pagana appartenenti a un’epoca remota e indefinita, che si pongono in dialogo formale con lo spazio espositivo della Fondazione. Questo rapporto con l’arcaico si ritrova nel processo stesso di preparazione della tela, dove l’imprimitura, solitamente impiegata per garantire l’inalterabilità del supporto, assume un significato opposto: la cera lavorata a mano è destinata a mutare sotto l’azione dell’aria e degli agenti, trasformando il suo aspetto nel tempo in una continua tensione verso un divenire altro. L’accostamento tra materiali organici e inorganici, come il piombo e la cera, diventa quindi il mezzo attraverso cui avviene l’indagine tra permanenza e mutamento, tra atto e potenza, dando vita a un’opera che si pone nel crocevia tra l’essere e il divenire.
L’intento di questi lavori è di scardinare i confini tra i media: le tele abbandonano l’ossatura del telaio restando sospese a pochi centimetri dal muro, dove l’ombra portata sembra ricreare una tridimensionalità impalpabile ed effimera, mentre la scultura si sottrae a qualsivoglia forma di monumentalità riscoprendo una portata intima e quotidiana. È infatti integrata nell’opera la terza dimensione tramite due microfusioni di cera poste all’estremità degli angoli superiori della stampa.
Come avveniva per le matrici metalliche stampate sul tessuto, i particolari scultorei scelti per interagire con le stampe rifuggono consapevolmente qualsiasi intento di rievocazione storica lineare o catalogazione tassonomica, configurandosi, piuttosto, come frammenti emersi da un racconto poetico e misterioso. Una sorta di bestiario magico dove uomo, natura, storia e mito si mescolano e si confondono in una visione trasversale e stratificata dell’esperienza, per immaginare nuove identità e connessioni non sistematizzate.
Bernardo Tirabosco (Arezzo, 1991).
È un artista multidisciplinare di base in Italia.
La sua ricerca è caratterizzata dall’integrazione all’interno del proprio lavoro di diversi linguaggi artistici. Muovendo dalla pittura, che costituisce il fulcro iniziale della sua formazione accademica, la sua pratica si snoda nella ricerca della tridimensionalità scultorea e installativa, mentre l’interesse per la chimica lo avvicina a tecniche processuali come la grafica e l’incisione.
Al centro della sua poetica vi è l’indagine rigorosa sui materiali caratterizzati da un forte lessico storico come cera, sapone, ferro e piombo, che se da un lato si traduce in sperimentazioni di nuove soluzioni tecniche e formali, dall’altro apre la strada a possibili analisi speculative e interpretative. L’accostamento tra materiali organici e inorganici rappresenta il mezzo attraverso cui l’artista indaga il rapporto tra permanenza e mutamento, tra atto e potenza, dando vita a un’opera che si pone nel crocevia tra l’essere e il divenire.
Dopo il conseguimento del diploma magistrale in arti visive (pittura) presso l’Accademia di Belle Arti P. Vannucci di Perugia, fonda nel 2019 Sottofondostudio: laboratorio personale che si è parallelamente evoluto ed ampliato come realtà espositiva indipendente nel centro di Arezzo, dove attualmente vive.
Dal 2021al 2023 è assistente di studio dell’artista Giulia Cenci.