Descrizione Opera / Biografia
Il titolo ”All’ombra simile o a un sogno” trae ispirazione dal verso dell’Odissea (XI, 207), dove Ulisse, sceso nell’Ade, incontra l’ombra della madre. Per tre volte egli tenta di abbracciarla, ma lei gli sfugge, ormai non più terrena, bensì simile a un sogno: eterea, intangibile, misteriosa. Questo momento diventa la metafora centrale di questo progetto che esplora la fragilità delle immagini sospese tra sogno e veglia, tra visibile e invisibile. Come le ombre dell’Ade, queste immagini abitano un territorio indefinito, ogni scatto è un frammento che riflette la dimensione del tempo e dello spazio all’interno del sogno.
Il progetto vuole raccontare quel momento latente tra la fine della notte e l’inizio del giorno, quando le immagini si imprimono nella memoria e le sensazioni continuano durante la veglia. Sono visioni che a volte ritornano, riaffiorano nel quotidiano come ricordi persistenti.
È come se il mondo onirico avesse una sua architettura, una sua memoria che potremmo definire “storica” che si ripete notte dopo notte, in cui si continuano a sognare pezzi di altri sogni. (Fellini diceva che viveva due vite, una da sveglio, una da dormiente).
Una dimensione nel quale troviamo gli oggetti del mondo completamente trasformati. Possono essere case, realmente abitate poi cambiate, trasformate, allargate. Possono essere luoghi, non più gli stessi, ma sempre identici; geografie perturbanti di mari o montagne o città. O oggetti o parti del corpo; possono essere immagini doppie, angoscianti, rassicuranti, in quelle geografie dove il sogno trasforma tutto, dove tutto è nascosto. La maggior parte delle volte non si comprende il significato di quelle immagini, a volte lo si può
intuire nel tempo, a volte esse tornano e vengono comprese ancora prima di avere delle parole che lo spiegano.
La costruzione di queste fotografie riflette la natura stratificata dei sogni. Le immagini sono realizzate con chimigrammi prodotti in camera oscura, dove luce, chimica e casualità producono ombre e segni materici. A questi si aggiungono fotografie tratte dal mio archivio personale, immagini di luoghi, ombre e profili e quando necessario si è attinto da archivi online per integrare archetipi collettivi, creando un dialogo tra personale e universale. Questo dialogo tra ciò che si rivela e ciò che sfugge invita a riflettere sull’atto stesso del vedere
e sull’immaginazione come strumento per illuminare ciò che rimane nascosto. All’ombra simile o a un sogno si addentra in questo spazio segreto, intimo, che precede il risveglio,
un momento in cui le immagini effimere rimangono sospese per un istante nella coscienza, per poi dissolversi nel nulla.
Bio: Claudia Corrent (Bolzano 1980 vive e lavora tra Venezia e Bolzano) è laureata in Filosofia dei linguaggi della modernità con una tesi di estetica sul rapporto tra filosofia e fotografia del paesaggio. Nel 2023 è finalista al Premio Terna e ottiene il terzo posto al Premio Siena, nel 2019 vince il primo artisti della Provincia autonoma di Bolzano, il premio Riaperture, il Capalbiofotofestival ed è tra i finalisti del Combat Prize. Nel 2018 vince il concorso “Debut” a Vilnius in Lituania ed è tra i finalisti del Premio Fabbri. Nel 2015 viene selezionata per una residenza promossa da Camera (Torino) con Henry Gruyar (Magnum) per la regione Piemonte. Vince nel 2013 il Premio festival città d’impresa ai 1000 talenti delle Venezie, Vicenza.
L’attività espositiva comprende mostre personali e collettive presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma, l’Istituto di cultura di New York e S. Francisco, il Maxxi di Roma, il circolo del design di Torino, il Festival internazionale di Roma, la Biennale di fotografia femminile di Mantova, Camera a Torino. Lavora nell’editoria e ha collaborato con Repubblica, Der Spiegel, Art, Courrier International, Die Zeit, Tageszeitung.
Organizza workshop didattici con bambini e adulti presso scuole, istituzioni e musei tra cui Il Festival della mente di Sarzana, il Mart, Palazzo Grassi, Fondazione Smart, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Centro culturale Candiani, Scuola grafica di Venezia, Galleria Foto-forum.
La sua ricerca iniziata usando il fotografico per indagare i concetti di paesaggio e legata a tematiche sociali, ora si concentra sugli archivi privati e collettivi, sulla memoria familiare, sul concetto di tempo e sull’ontologia della fotografia.