Descrizione Opera / Biografia
Un teatro distrutto, un palcoscenico vuoto, tre sedie al centro. Intatte.
Questa immagine nasce da un luogo reale, ma parla di molti luoghi e di molti tempi. Parla del presente. È un’immagine che racconta la fine di qualcosa — ma anche quello che resta. I tre seggiolini vuoti, centrali nella scena, diventano testimoni silenziosi della distruzione: dello spazio culturale, della condivisione, del dialogo, della memoria.
In un’epoca in cui la guerra colpisce non solo i corpi, ma anche i simboli, i teatri diventano rovine. In un mondo dove la cultura è relegata ai margini, e lo spazio dell’ascolto si restringe, ciò che resiste è il silenzio. Ma è un silenzio che parla. Le sedie vuote non sono solo spettatrici, ma presenze: interrogano, accusano, ricordano.
L’opera si muove tra allegoria e documento, portando lo spettatore dentro una scena postuma, dove lo spettacolo è finito — ma non la riflessione. È un’immagine che invita a fermarsi, a osservare il vuoto come materia viva. In un tempo di immagini sovraccariche, questa fotografia sceglie il vuoto come atto di resistenza visiva.
“Atto III” è una pausa drammatica, un respiro. Forse l’ultima scena. O forse l’attesa di un nuovo inizio.