Descrizione Opera / Biografia
I paesaggi si collocano ad un punto importante della mia ricerca. C’è in loro una volontà di ricodifica del paesaggio stesso. I codici in partenza utilizzati sono gli stessi della grande pittura di paesaggio italiana durante il XVII-XVIII secolo. Le prospettive, i punti di luce e le grandi masse vegetali ricadono nell’alveo delle ricerche effettuate da pittori come Antonio Francesco Peruzzini, Marco Ricci e Salvator Rosa. La pittura di paesaggio è sempre stata importante ai fini della ricerca nel campo pittorico, basti pensare quali saranno i suoi sviluppi all’interno della scuola Barbizon e i suoi fondamentali contributi ai paesaggi impressionisti.
Se questi (ovvero gli archetipi “classici” del paesaggio) sono i cardini formali della ricerca, ovvero la griglia su cui essa dimora, d’altra parte, il processo di costruzione si attiva su quello che chiamerei paesaggio interiore. Qui, paesaggio interiore va tradotto come sommatoria e sedimentazione dell’attività del pensiero. Il paesaggio esteriore è la lastra fotosensibile su cui le immagini interiori vanno a depositarsi, ad imprimersi indelebilmente. Credo che sia per questo che i lavori di questa serie abbiamo aspetti che tendono all’astratto ma radicato su quello che per la cultura occidentale possiamo chiamare pittura di paesaggio.
Il processo di stratificazione e memoria qui è fortemente presente e il paesaggio è, per me, sedimentazione e stratificazione di memoria. Anzi, penso proprio che la fascinazione che esercita su di me è tale proprio in quanto tendo ad identificare il paesaggio come la sommatoria e stratificazione delle fatiche dell’uomo.