Descrizione Opera / Biografia
HUMAN LOW COST
opera performativa in forma di vendita in asta pubblica
L’opera HUMAN LOW COST prende forma attraverso un’azione essenziale e pubblica: la trasformazione di un atto commerciale in atto performativo.
Un involucro di forma umana — un essere plastico, un manichino — viene messo in vendita su un sito di scambio online, non come provocazione simbolica, ma come oggetto reale in un luogo reale di transazione.
L’inserzione — vera, attiva, tracciabile — mette all’asta arti smontati, frammenti tessili, e una dicitura: “Estimated value: beyond pricing”.
Il prezzo di partenza è 1,99 euro.
Non è pura rappresentazione. È una vendita reale che si permea di significato rappresentativo.
La piattaforma digitale, abitualmente dedicata alla compravendita, diventa scena della performance, e lo spettatore, semplicemente guardando, ne diventa parte attiva e inconsapevole.
Non si tratta di una finzione, ma di una performance sociale distribuita, che varca i confini spaziali del “luogo adibito alla performance” trasformando lo spazio virtuale di una pagina web in un luogo dove il gesto artistico si moltiplica all’infinito, dentro ogni interazione con l’inserzione.
Chi guarda è già parte dell’opera.
L’atto di osservare, ignorare, fare clic, offrire o acquistare trasforma il pubblico in soggetto performativo, che partecipa, a volte inconsapevolmente — come accade nella vita reale — al meccanismo di svalutazione, esposizione e scambio dell’umano.
HUMAN LOW COST è un’opera che si muove tra arte concettuale, azione politica e gesto poetico.
Rievoca le aste di corpi nella storia dello schiavismo, il commercio contemporaneo del lavoro precario, le vite invisibili vendute al ribasso, e la crisi dell’identità individuale ridotta a merce.
Il manichino è corpo senza anima e accanto alla scatola compare anche il volto dell’artista, una maschera in gesso, fuori dalla scatola, fuori dal contesto, fuori dalla compravendita.
Una presenza silenziosa e reale, che non può fare null’altro che esserci.
È ciò che resta. Non vendibile. Non trasportabile. Non prezzabile.
La vendita è reale. Ma è anche la condanna che rende visibile la distanza tra “essere” ed “essere umani”.
https://ebay.us/m/yiuluB
Mi chiamo Eva Tazzari e lavoro con la scultura, l’installazione e l’azione performativa come strumenti per interrogare il corpo, l’identità e il valore umano in una società che tende sempre più a uniformare, mercificare, svuotare.
La mia poetica è un inno alla diversità. Cerco spazi di resistenza, forme non omologate, presenze marginali. Mi interessa ciò che resta fuori, ciò che non si conforma, ciò che resiste all’appiattimento.
Negli ultimi anni sto esplorando gli effetti della nuova società sull’essere umano: la pressione dell’immagine, la tirannia del “sembrare” contro l’autenticità dell’“essere”, la perdita di un pensiero critico come strumento di autodeterminazione.
Utilizzo materiali poveri, corpi frammentati, calchi, maschere, tessuti: elementi che portano in sé una memoria, una mancanza o una sottrazione. Ogni gesto plastico è per me una domanda. Ogni oggetto, una soglia.
Attraverso l’arte tento di rendere visibile la distanza crescente tra l’essere umano come soggetto e l’essere umano come prodotto. Lavoro sul vuoto, sull’assenza, sull’identità esposta e negata, su ciò che non si vende — e proprio per questo resiste.