Il cortometraggio è il mio manifesto d’artista. Il film parla della storia di un uomo che, si sveglia in un sogno con questa consapevolezza: tutto ciò che fa è un errore. Ogni piccola azione riflette il desiderio di esercitare una volontà di trasformare la realtà, manipolare le cose, organizzarle, spostarle. In questo sogno tutto è in rovina, perché tutto è vissuto come sempre disponibile al suo mutamento, in sospeso tra due estremi e mai definitivamente unito né all’uno né all’altro. In preda allo sconcerto decide di controllare questo suo potere, di renderlo essenziale mediante una razionalizzazione estrema. Estremamente ridicola. Sa che questo stesso processo appartiene all’anima dell’errore, ma non può fare altrimenti, è al limite estremo in cui il sogno può spingersi senza crollare sotto il peso del suo instabile fondamento. Nel frattempo comincia ad intravedere ciò che già da sempre si apre, al di là di questa dimensione, al di là di questo coerente sistema del fare in cui abita rappresentato nel film e nell’intera produzione artistica dal tempo e dalla linea che l’artista traccia in maniera estenuante. Comincia a vedere cioè oltre il suo sogno di essere uomo, di essere un abitatore del tempo.