La ricerca e la sperimentazione sono alla base della produzione artistica di Matteo Gradi. La tecnica dell’incisione si presta perfettamente al suo lavoro, perché sembra prendere parte attiva nei suoi soggetti: che siano paesaggi sconfinati, cime di montagne, vulcani in eruzione, la natura e la materia artistica, la lastra, la morsura e il colore prendono vita. I risultati ottenuti, hanno qualcosa di surreale, così come i soggetti da lui esplorati: evocazioni oniriche, ricordi dell’infanzia, fantasie nascoste, dove la materia, il segno, il gesto, la cura ai dettagli di lavoro diventano elementi fondamentali del suo linguaggio.
Spesso le tecniche incisorie adottate dall’artista assumono il carattere dell’imprevedibilità: egli predilige affidarsi anche ai linguaggi non convenzionali della pratica grafica, come la collografia, un mezzo definito “aggiuntivo”, con la quale manipolare varie tipologie materiche per dare origine a trame e soluzioni inaspettate; la possibilità di gestire simultaneamente le policromie degli inchiostri consente di ottenere risultati non pienamente controllati, dagli effetti quasi pittorici.