DESCRIZIONE OPERA: la ricerca artistica di Michele Savino si è progressivamente focalizzata sul concetto di immagine come reperto pittorico. L’artista si serve della pittura per consumare e corrodere l’immagine, cercando di agire su di essa come il tempo ha agito, nei secoli, sui reperti. Le immagini originate da questo particolare processo di alchimia temporale si manifestano come frammenti ectoplasmatici, residui ancestrali di immagini delle quali ogni riferimento si perde all’interno di una figurazione indefinita, ma mai propriamente astratta. Nella misura in cui l’oggetto arcaico, sopravvissuto alla sua alterazione, può giungere a noi esclusivamente in quanto oggetto alterato dal tempo, anche l’immagine pittorica sembra così aver trovato la sua possibile forma di sopravvivenza ultima in una intenzionale consunzione iconografica. Nondimeno queste immagini superstiti si presentano come il residuo estremo di una pittura impossibile, che esplora i propri limiti iconografici al cospetto dell’attuale proliferazione frenetica di immagini.
BIOGRAFIA: Michele Savino è nato a Bergamo nel 1989. Ha studiato all’Accademia Carrara di Bergamo e all’Accademia di Brera. Scrive, dipinge e coltiva bonsai.