OPERA IN CONCORSO | Sezione Scultura/Installazione

 | A MANO A MANO

A MANO A MANO
scultura, marmo
100 cm x 50 cm (ingombro totale)

Monica Carrera

nato/a a Orzinuovi (Bs)
residenza di lavoro/studio: Flero, ITALIA


iscritto/a dal 30 apr 2025

http://www.monicacarrera.it


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scultura, marmo
8,5 cm x 6 x 3 cm

Descrizione Opera / Biografia


Viviamo tempi difficili, è innegabile. Ogni mattina, sotto la doccia, cerchiamo di lavar via gli incubi notturni, di pulire dalla carne tutto ciò che ci resta addosso -più o meno elaborato- di quanto accadde del mondo di tragico, di inspiegabile, di crudele. I dolori si insinuano e noi dobbiamo trovare in modo per sopravvivere. Il modo del nostro del tempo è diventare impermeabili ai dolori, ignorarli. Sia i nostri, sia quelli degli altri. Non ricordare, non tenere presente, né il passato né l’oggi.
L’opera si compone di sette saponette marmoree, ciascuna con incisa sopra una parola che rimanda a ciò di cui quotidianamente vorremmo lavarci le mani, ma ci è impossibile. Per quanto si tenti di cancellare la parola scritta in cima al sapone ci è impossibile, a differenza invece di come facilmente avviene con la scritta “Marsiglia”, “Marine” etc…che ci accolgono una volta scartata le quotidiane tavolette di sapone e che dopo pochi lavaggi già scompaiono. Le sette saponette sono realizzate in marmi preziosi, dai colori pastello e vogliono assomigliare in tutto e per tutto alle profumate saponette che ci portiamo a casa da un viaggio sulla Costa Azzurra. Ma hanno un peso e scritte indelebili.
Sono l’una diversa dall’altra per forma, colore e font scelto, a conferire quell’elemento di variatio che non troviamo nel ripetersi uguale della forma marmorea. Il numero di sette rimanda ai giorni della settimana, a indicarci che dopo esserci lavati le mani di qualcosa ogni giorno, la domenica siamo già pronti per la saponetta del lunedì.
Le parole scelte oscillano tra pubblico e privato, citando eventi personali ed eventi mondiali; alcune di esse sono personali ma si prestano a una lettura metaforica (es. “Il dolore di mia sorella” può essere il dolore privato di MIA sorella, quanto alludere ai femminicidi che in Italia raggiungo ancora livelli altissimi).
Mescolare eventi privati con eventi mondiali credo sia la cifra del nostro tempo: bombardati da notizie di quanto avviene in tutto il mondo, non possiamo tralasciare quanto ci è prossimo.
BIO:
Monica Carrera (Orzinuovi, 1979) ama definire il suo linguaggio un concettualismo caldo, a tratti sentimentale, che del concettuale mantiene il rigore, la serialità, la modularità ma con finalità narrativa e di indagine dell’umano. A seconda della necessità espressiva, affianca all’immagine fotografica oggetti, suoni o installazioni. Accanto a mostre personali e collettive, ha sviluppato il progetto di residenza Case Sparse in Val Camonica ed è tra i fondatori di Carme, centro culturale attivo a Brescia dal 2017. Recenti le partecipazioni alla mostra collettiva“Gesto Zero” (Brescia-Bergamo-Cremona), “Nessun luogo è come casa” e “Respiro blu” curate dalla galleria Il Triangolo a Cremona e la personale “Le antenne di Tangeri guardano il mare” presso Bunkervik (Brescia). Nel 2022 è tra i finalisti della sezione “Fotografia” del Combat Prize (Livorno) e partecipa alla mostra collettiva itinerante “Whad does indifference mean?” curata da M. Sgarra per la Casa Natale di Gramsci, a Ulassai in Sardegna. Nel 2023 partecipa alla seconda edizione di “Liquida Photofestival” promosso da Paratissima, a Torino. Nel 2025 è di nuovo a Torino con la mostra ”Love is in the Hair”.