OPERA IN CONCORSO | Sezione Scultura/Installazione

 | Una memoria non mia / Una memoria que no es mía

Una memoria non mia / Una memoria que no es mía
installazione transmediale, proiettore per proiezione a parete, player multimediale, casse woofer (2x), cassa speaker, tavolo, album fotografici (x3)
stanza 3 x 3 mt

Paolo Buatti

nato/a a Ascoli Piceno
residenza di lavoro/studio: Acquasanta Terme, ITALIA


iscritto/a dal 21 feb 2025

http://www.paolobuatti.it


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Descrizione Opera / Biografia


SINOSSI
L’installazione ”Una memoria non mia / Una memoria que no es mía” è un progetto di ricerca artistica che esplora i processi mnesici e l’archivio fotografico vernacolare come oggetti dinamici e transizionali tra realtà, finzione e dimensione affettiva.
In seguito al ritrovamento di una serie di negativi scattati in Argentina tra gli anni Cinquanta e Settanta si è innescato un difficile processo di ricostruzione della memoria familiare dell’autore. Attraverso il processo digitale di alterazione e creazione di variazioni dell’immagine d’archivio, egli mette in discussione il meccanismo mnesico e nasconde la memoria originale in uno sciame di ricordi possibili.
Su questa base di indeterminatezza, l’opera coglie l’occasione per iniettare una narrazione fittizia che espande i fatti della storia, incorporando la figura di Jorge Luis Borges, la cui produzione narrativa in Argentina proprio in quegli anni si concentrava anch’essa sulla mistificazione della realtà, sui ricordi e sulla manipolazione di coordinate plausibili.
Il nonno materno dell’autore, Paolo Casalena, emigrò dall’Italia in Argentina nel 1949 e con la moglie Anna si stabilì nel quartiere Moron di Buenos Aires dove nacquero Ema Luz e Graciela Franca. Nel luglio del 1964 conobbe al Cafè Tortoni l’allora direttore della Biblioteca Nazionale Argentina, Jorge Luis Borges, con il quale due anni più tardi fondò la libreria Babel nel quartiere Palermo. La preoccupazione per la Rivoluzione Argentina spinse Anna e Paolo a separarsi temporaneamente con la prospettiva di assicurare alle due bambine un futuro più stabile in Italia. Paolo riuscì a ricongiungersi con la famiglia solo nel 1980. Al momento della partenza Borges gli regalò una copia della sua pubblicazione ”Venticinque agosto 1983”. Fatalmente, questa fu anche la data della scomparsa di Paolo Casalena, che morì solo poche settimane dopo la nascita del suo primo nipote.
Le fotografie che coprono questo arco temporale costituiscono il corpus del lavoro che Buatti indaga, producendo alterazioni, ripetizioni e variazioni delle immagini originali.
Rielaborando l’archivio analogico attraverso modelli generativi di immagini, l’autore crea una serie di nuove immagini digitali che possiedono vari gradi di somiglianza con l’originale analogico senza mai riprodurlo fedelmente.
Questa procedura evidenzia l’affinità tra l’elaborazione algoritmica della macchina e i meccanismi neurali della memoria umana. Quando ricordiamo un evento ciò che viene richiamato è un simulacro la cui specificità rimane incerta, indefinita ma plausibile, a conferma che la memoria non è una fotografia fedele e dettagliata dell’evento, univoca e stabile, ma una sua rappresentazione elaborata.
L’installazione ”Una memoria non mia / Una memoria que no es mía” è composta da una proiezione video, tre album fotografici e un sistema audio a due canali.
La videoproiezione mostra simultaneamente tre ipotesi di movimento per ogni foto, un’elaborazione visiva imperfetta, filtrata dalla macchina, di come potrebbe essere stato il momento dello scatto. Nello spazio sono udibili frequenze sonore basse non sincronizzate con la proiezione.
Tre album fotografici sono disposti su un tavolo al centro della stanza. Al loro interno è contenuta una sequenza antinarrativa di foto d’archivio apparentemente identiche, ad un’analisi più attenta emergono differenze nel contenuto dell’immagine, nelle dimensioni, nella scelta della carta e in altri dettagli.
Un faretto illumina il piano e la registrazione di una conversazione privata tra Borges e Casalena, udibile a basso volume solo in questo spazio, ne sottolinea l’intimità.
La luminosità ridotta e l’immersione nelle basse frequenze sonore creano un ambiente contemplativo. La molteplicità dei documenti, le variazioni tra le immagini d’archivio e l’insinuazione di ”sentieri che si biforcano” producono nello spettatore un senso di disorientamento e di incertezza su ”ciò che è realmente accaduto” e ”ciò che sarebbe potuto accadere”.
BIO
Nato nel 1983 nell’Appennino ascolano, Paolo Buatti è regista, fotografo e designer.
La sua ricerca visiva esplora la zona di intersezione tra biografia, geografia e panorama sociale con un’attenzione particolare allo scenario sonoro.
Inizia nel 2005 a creare collage digitali con i quali partecipa a mostre collettive in Italia e all’estero. La fotografia e l’audiovisivo arrivano successivamente, con la produzione indipendente di cortometraggi e video musicali. In due occasioni i suoi documentari sono stati inseriti nel Catalogue du Court del Festival di Cannes, mentre il video Hiroshima II ha ricevuto premi e menzioni in festival internazionali. La sua documentazione fotografica de l’Open Air Museum è stata pubblicata nel libro-opera “Fuori catalogo” dell’artista Fausto Delle Chiaie.
Vive e lavora a Roma.