Descrizione Opera / Biografia
”Se solo vedessi ciò che vedo io...” — dice lui.
“Non è vero…” risponde lei.
Lui la elogia, lei non ascolta e si avvilisce. Le parole sono troppo lontane, ovattate…
La donna si percepisce su un livello inferiore rispetto a ciò che è realmente. L’uomo, al contrario, la proietta più in alto — non per idealizzazione o innamoramento, ma perché riconosce in lei il suo valore.
Questa dinamica è rappresentata attraverso l’uso simbolico di tre colori: oro, argento e bronzo, proprio come nel medagliere olimpico, e da una scala, anch’essa simbolo di una graduatoria.
L’opera prende il nome di ”Livelli” per sottolineare come spesso tendiamo a percepire il mondo secondo una logica gerarchica: in alto i più belli, i più forti, i migliori; in basso i più brutti, i più deboli, i peggiori.
Nonostante ciò, spesso ci sfugge un dettaglio importante: dipende tutto dalla nostra visione.
Questo comporta un passaggio da oggettivo a soggettivo.
Essere terzo, quindi, assumerà un significato differente. Per qualcuno potrebbe essere, ad esempio, averci provato e aver raggiunto il primo gradino: è comunque qualcosa.
Magari questi potrebbero essere coloro che chiamiamo mediocrità — ma una mediocrità dignitosa, buona.
Per qualcun altro potrebbe essere solo un totale fallimento…
Chi è argento, invece, potrebbe possedere una interessante caratteristica: il compromesso, ovvero il miglior bilanciamento tra genetica, sforzo e risultati.
Per qualcun altro, al contrario, potrebbe essere un risultato colmo di rabbia. Come dicono alcuni: “Arrivare secondi fa rosicare, preferisco essere terzo, almeno hai il cuore in pace”.
I primi, infine, potremmo vederli come coloro che eccellono, ma l’eccellenza non sarebbe altro che un dettaglio, un di più: la famosa “ciliegina sulla torta”. Qualcuno con un’ottica più perfezionista, invece, li definirebbe: “Gli unici che possono ritenersi soddisfatti del proprio risultato”.
Possiamo concludere che, la scala e i colori olimpici, elementi centrali dell’opera, esistono e non esistono.
Sono solidi, ma anche illusioni.
Sono relativi: solo l’osservatore può decidere se ignorarli, riconoscerne l’inconsistenza, oppure affrontarli con l’approccio mentale che preferisce.