Descrizione Opera / Biografia
Stella Stefania Gagliano nasce a Modena nel 1983, dove vive e lavora.
Dipinge sin da quando ha memoria. Da bambina amava disegnare scheletri indaffarati in situazioni domestiche o la casa delle streghe con le sue pozioni.
Si laurea a Venezia presso la Facoltà di Design e Arti in Arti Visive e dello Spettacolo e successivamente in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Da allora lavora a carboncino e creta su tela, ricercando le diverse profondità del nero.
Fra le sue ricerche personali affronta tematiche quali la disparità di genere, il fluire del tempo e le metamorfosi dei corpi, la bellezza delle imperfezioni e l’armonia del divenire, passando attraverso la vanitas e la decomposizione, ciò che rimane in un mondo dove il tempo è stato accelerato e la natura violata.
Lavora inoltre come Scenografa Realizzatrice, collaborando alla realizzazione di scenografie per l’opera lirica e il teatro di prosa, oltre che alcuni progetti di opere d’arte site specific di artisti di fama internazionale.
Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
Fra le principali esposizioni: Soggettiva Gallery (Milano), Grand Art (Milano), Palazzo Rucellai (Firenze), Arte Fiera (Cremona), Felix Kulpa II (Santa Cruz, CA), Gang Greenough Gallery (Boston, USA), Nuovo Cinema Palazzo (Roma), Cà del Duca (Venezia), ArteSì (Modena), Ninapì (Ravenna), Spazio Gerra (Reggio Emilia), Bressanello ArtStudio (Venezia), Alphacentauri (Parma), Art Ekyp (Modena), Villa Manin (Codroipo), Paggeria (Sassuolo).
“Prega per noi” è un’opera che riguarda l’incoerenza umana, la nostra ipocrisia e presunzione.
Facciamo cose orribili e intanto siamo capaci di riempirci la bocca di pensieri alti, di eleggerci a testimoni di realtà più alte, di fingerci possessori di verità e conoscenza, di dipingerci come bravi ragazzi, uomini misericordiosi. Noi siamo i trasportatori alla guida di quel mezzo, quelli che si girano dall’altra parte davanti alla violenza. Ci pavoneggiamo di rettitudine ma siamo solo piccoli meschini truffatori, rincorriamo un progresso che ci sta divorando a una velocità esponenziale.
Quest’opera fa parte di un ciclo dedicato alle reliquie di un mondo e di un’umanità che non siamo più. Mi sono chiesta cosa restasse di buono in noi dopo aver divorato tutto ciò che ci sta intorno, dopo esserci nutriti delle nostre stesse speranze e aver trasformato i nostri progressi nelle nostre catene, nelle nostre bare, dove ci siamo accomodati senza nemmeno rendercene conto...o forse sì.
Ho rappresentato alcuni sprazzi di bellezza nelle opere dedicate a questo ciclo, le memorie di una natura che deve farsi strada a fatica per tornare ad emergere, come fili d’erba che affiorano dall’asfalto. Ho rappresentato la nostra linfa vitale e la saudade per una grande arte che siamo stati in grado di creare. Ma ho portato alla luce anche la critica verso una società ipocrita che non ha voluto e ancora non vuole vedere dove il nostro immenso implacabile ego ci sta portando.
“Prega per noi” è un esempio di questo aspetto critico del mio lavoro.
Un piccolo semplice esempio della incoerenza e cecità dell’uomo.
Un camion trasporta tante povere anime dannate e condannate dalla nostra ingordigia. Trasporto animali vivi, davvero un brutto modo per fare un ultimo viaggio in direzione morte. Sulle portiere posteriori del camion una decorazione: una tamarrissima faccia di un Gesù splendente, simbolo della nostra fede e carità cristiana. Noi siamo così. Dei fedeli carnefici. Ci pavoneggiamo della nostra spiritualità e rettitudine e poi consumiamo divoriamo annientiamo, impassibili e imperturbabili davanti all’orrore di tante bestie innocenti che sfrecciano accanto a noi sull’autostrada, purtroppo temo consapevoli di quel che gli accadrà poiché l’hanno già visto accadere agli altri.
E lo sguardo di Gesù si fa bovino, complice di quelle povere bestie che forse sono davvero l’ultimo sprazzo di umanità rimasta ma noi non siamo in grado di vederlo. Noi siamo fatti di quella stessa sostanza eppure noi guidiamo il camion, accendiamo i fuochi nelle fornaci, premiamo i grilletti, disboschiamo, rendiamo arida la terra.