Premio Combat Prize

Daniele Cascone - Premio Combat Prize

OPERA IN CONCORSO | Sezione Fotografia

 | Ordered stack of bodies and stuff

Ordered stack of bodies and stuff
fotografia digitale / stampa fine art ai pigmenti, carta hahnemuhle photo rag baryta (100% cotone)
80x64

Daniele Cascone

nato/a a Ragusa
residenza di lavoro/studio: Ragusa, ITALIA


iscritto/a dal 10 mar 2016

http://www.danielecascone.com


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fotografia digitale / stampa fine art ai pigmenti, carta hahnemuhle photo rag baryta (100% cotone)
80x64

Descrizione Opera / Biografia


Daniele Cascone (Ragusa, 1977) inizia il suo percorso artistico nel 2001. Sperimenta parecchio, mescolando le tecniche digitali con gli strumenti più tradizionali. Si interessa di fotografia, di stop-motion e di video.
La sua attività lo porta a fondare diversi progetti sulle arti visive, tra cui il web magazine “Brain Twisting”. Contemporaneamente, inizia a esporre sia in Italia, sia all’estero e i suoi lavori sono presenti in numerose pubblicazioni di settore. Alla fine del 2008 il mezzo fotografico diventa predominante nella sua ricerca artistica, per la quale si avvale dei set in studio dove poter mettere in scena le situazioni che caratterizzano le sue opere. La sua è una costante ricerca di un equilibrio tra impulso creativo e tecnica di esecuzione, necessaria per esplorare temi come l’uomo, l’esistenza, il subconscio e il simbolismo.
”Ordered stack of bodies and stuff”
Partendo inizialmente da un’idea generica di equilibrio, la serie a cui appartiene questa foto si è evoluta strada facendo in un concetto di peso e di accumulo. La serie non fa altro che continuare a proporre, in larga parte, i temi esistenzialistici che ho esplorato negli ultimi anni, ossia il tentativo dell’uomo di comprendere la sua presenza e lo scopo delle cose intorno a lui.
Questo tentativo però, pur se mosso da alti propositi, non si manifesta con la dignità di un lucido pensiero filosofico, bensì si trasforma in un’assurda ricerca fatta di comportamenti insensati, di stati sonnolenti o catatonici, di un’iterazione anomala e sconclusionata con gli oggetti presenti in scena, dove la gestualità surreale e grottesca esclude l’osservatore esterno dai pensieri dei soggetti, che convivono con le grandi e piccole nevrosi che si svolgono nell’ambiente chiuso.