Premio Combat Prize

Donato Sambuco - Premio Combat Prize

OPERA IN CONCORSO | Sezione Fotografia

 | Un bellissimo disastro #6

Un bellissimo disastro #6
foto digitale, stampa su pannello rigido
60x40

Donato Sambuco

nato/a a
residenza di lavoro/studio: Firenze, ITALIA


iscritto/a dal 11 apr 2016


Under 35

http://donatosambuco.tumblr.com/


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Un bellissimo disastro #21
foto digitale, stampa su pannello rigido
60x40

Descrizione Opera / Biografia


Sono nato nel 1982 in Abruzzo ma vivo in Toscana dall’età di tre anni.
Ho passato l’infanzia e l’adolescenza a Rosignano, piccolo centro industriale della provincia livornese.
Laureato in cinema musica e teatro all’università di Pisa, nel 2008 mi trasferisco a Firenze dove seguo un corso di formazione per tecnico audio/video presso la Scuola Nazionale di Cinema Indipendente.
È durante la mia permanenza a Firenze che maturo la mia passione per la fotografia, ed in particolare quella di paesaggio, in special modo quello urbano, e della provincia.
La mia indagine non è tesa alla rappresentazione ”romantica” del paesaggio come entità fine a se stessa, ma nel rapporto tra uomo e ambiente. Il mio approccio alla fotografia non cerca il “momento decisivo” ma il momento qualunque. Rifuggendo dai paesaggi drammatici, dai cieli plumbei, dai colori accesi, cerco di dare pari importanza tanto a quello che nella foto si vede quanto a quello che rimane fuori dal quadro; il mio fine ultimo non è dare risposte ma porre l’osservatore in condizione di farsi delle Domande.
“Un bellissimo disastro” è una passeggiata sulle famose Spiagge Bianche di Rosignano Solvay - create dall’accumulo dei sedimenti dovuti ad oltre un secolo di scarchi a mare da parte dell’omonima fabbrica chimica - durante un tranquillo giorno di maggio. Il progetto si struttura nell’alternanza tra panorami ampi talvolta popolati di figure umane e dettagli degli oggetti abbandonati o portati dal mare.
Questo è il posto dove ho vissuto gran parte della mia vita, ho cercato quindi di rendere l’idea dello sguardo che vaga in un paesaggio che per me rappresenta la normalità e quindi non offuscato dallo stupore, dove la fabbrica e le varie strutture industriali sono presenze costanti ma discrete, abituali, per me come per tutti gli abitanti della zona. L’intento non è quello della denuncia ambientalista quindi; starà alla sensibilità dell’osservatore decidere se documentarsi e dare un giudizio o vivere queste foto come una pura esperienza estetica.