Premio Combat Prize

Habana vieja racconta di qualcosa che viene interrotto, nella casualità delle esperienze di vita. Guardando i frammenti del presente, nella sue deformazioni, è possibile intercettare a volte il funzionamento della memoria. La fotografia è parte di una serie che prova a rendere collettiva l’osservazione di un quotidiano singolare, fornendo suggestioni di immagini, il cui contenuto non è l’azione rappresentata, quanto il modo in cui le persone agiscono nelle situazioni. Ho cominciato a vagare con una camera in mano cercando chi o cosa fosse fuori contesto, riflettendo, senza consapevolezza, la mia condizione di intruso rispetto ai luoghi in cui ero. Fuori posto, nella condizione propria al viaggiatore, ho trovato così uomini appesi come gravi, proprietà di drogati abbandonate in strada, pennuti impossibilitati a volare e altri mondi stralunati, tra Cuba e l’Australia. Ritraendo questi pensieri da una prospettiva naïf, per scoprirne l’assurda normalità, mostro luoghi sospesi e stranianti, con cui non riesco a mantenere i rapporti. Li ricordo, poi cambiano.
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Fabio Valerio Tibollo svolge un’attività teorica e pratica nelle arti visive. Nato a Roma nel 1989, ha studiato Cinema e Time-Based Art presso le università IUAV di Venezia e UNSW Art & Design di Sydney, per poi lavorare al Film Department del Centre Pompidou di Parigi. Dal 2009 ha esposto in spazi pubblici e privati, quali la Fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia, Viafarini DOCVA a Milano, Alliance Française di Torino, Darb 1718 al Cairo, Three Foot Square a Sydney e Sala 1, in occasione di FotoGrafia VIII - Festival Internazionale di Roma. Il suo orizzonte è la costruzione di tempo.