Descrizione Opera / Biografia
Artista: Federica Di Carlo
Titolo: Ogni cosa è illuminata#5
Anno: 2015
Materiali: proiettore o lampada, prisma, elemento abitativo ( armadio, comodino ecc.), specchio, suono (che necessita di casse e lettore audio)
Ambiente: Sala buia/ semi-buia
Dimensione: variabile – (a seconda della distanza, dalla fonte di luce alla parete o angolo tra due pareti, in cui viene direzionata l’arcobaleno può occupare diversi metri)
La luce rifratta attraverso l’ausilio di un prisma, traccia su un angolo di una parete una zona di confine, un punto di connessione verticale. Il lavoro all’apparenza immateriale e accogliente, gioca su una sensazione di spaesamento provocata da un forte suono di grilli che guida le persone verso il mobile presente nella stanza. La visione è ingannevole per chi si addentra, una doppia arcata verticale di arcobaleno appare nello spazio in una completa assenza di punti di riferimento. L’opera che indaga il limite tra visibile ed invisibile, mette in relazione il concetto di dubbio con la realtà concreta di un archetipo potente come quello dell’arcobaleno.
L’arcobaleno, come due facce della stessa medaglia si mostra sia come fenomeno fisico, (solitamente senza un’effettiva esistenza in una particolare posizione del cielo), si come elemento rivelatore di una nuova conoscenza.
Biografia |
Federica Di Carlo nasce a Roma nel 1984, dove attualmente vive e lavora.
Ha studiato presso le Accademie di belle arti di Roma,(dove si laurea nel 2007), Bologna e Barcellona. Nei seguenti otto anni rimarrà a lavorare fuori dall’Italia, muovendosi prevalentemente tra le principali capitali Europee (Berlino, Londra, Barcellona, Salisburgo), per poi rientrare nella capitale romana nel 2010.
L’osservazione degli equilibri del mondo, è alla base della sua ricerca artistica che nel suo lavoro utilizza come un dispositivo di dissoluzione di forme e di valori archetipi in grado di rompere gli argini del pensiero precostituito per creare un osmosi tra l’essere ed il mondo.
Il suo immaginario poetico è colmo di riferimenti simbolici legati a quello collettivo, che ridefinisce mediante una serie di fasi (di natura fisica e biologica), decomposizione, scomposizione e ricomposizione che poi riprende per creare le sue installazioni.
Luce, che negli ultimi cinque anni, diviene elemento chiave, ponte tra invisibile e visibile tra l’uomo ed il mondo cercando di creare sempre più spesso ambienti sospesi, zone sensoriali nelle quali immergersi e spostare anche di poco la visione di chi incontra i suoi arcobaleni ribaltati, suoni e rifrazioni di luce.
Nei suoi lavori dunque, la ridefinizione dell’universo simbolico-culturale legato agli oggetti rappresentati si esprime anche attraverso il superamento del limite loro imposto dalla forma. Limite che in molti lavori si trasforma poi in confini da attraversare, svelare e superare, costruendo così su questo rapporto osmotico tra il sé e il mondo, una possibile nuova visione per ripensare e ripensarsi in un altro modo.