Premio Combat Prize

Leonella - Premio Combat Prize

OPERA IN CONCORSO | Sezione Scultura/Installazione

 | Bello è lontano ovvero La fontana di Cleopatra

Bello è lontano ovvero La fontana di Cleopatra
assemblaggio, legno, cartone, plastiche di riciclo, perpex, policarbonato, viti, fil di ferro, luci led, siporex
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Leonella

nato/a a Taranto
residenza di lavoro/studio: Roma, ITALIA


iscritto/a dal 10 mag 2016

http://www.leonellamasella.com


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video digitale, plastiche di riciclo
2:30

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olio, acrilico, e tecnica mista, pannelli di resina, acetato, cartapesta
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Canal Grande o Il Parnaso
stampa e tecnica mista, carta acquarellata, perpex
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Descrizione Opera / Biografia


Bello è lontano ovvero La fontana di Cleopatra
Sono gli “oggetti/rifiuto” che mi chiamano. Rivolgo loro la mia attenzione, passando dall’uno all’altro, con determinazione.
Fustini per il detersivo, contenitori per creme ed alimenti hanno esaurito la loro funzione, ma resistono al luogo che li richiama a se: la discarica.
C’è sempre un colore, una forma, o la direzione di una linea immaginaria che catturano il mio sguardo; allora allungo il braccio, afferro l’oggetto, lo giro e rigiro fra le mani, lo accarezzo per seguirne le forme morbide e le superfici accattivanti. Comincio a cucire tra loro gli oggetti, li assemblo, costruisco, trasformo, usando filo di ferro e tessuti di plastica.”… un gesto scaramantico ma giocoso contro l’inquietudine che pervade il mondo contemporaneo”(1).
Un atto gioioso che ha dato vita ad un simbolo di vita e di nascita. In alto la mitica Cleopatra sembra fare l’occhiolino alla serpe: forse, questa volta, il finale è aperto.
(1) Simona Antonacci
Biografia – Leonella Masella
Nasce a Taranto e trascorre l’infanzia e l’adolescenza fra l’Italia e varie località estere in Europa, Asia, ed Estremo Oriente. Lavora per le Nazioni Unite in paesi difficili come il Mozambico, il Sudan, la Cambogia, l’Angola. Sia all’estero che in Italia, frequenta corsi di disegno, pittura e stampa. Dal 1991 al 1995 vive e lavora in Namibia, dove continua la sua formazione accademica in materia artistica seguendo il corso di Laurea in Arti Visive e Storia dell’Arte presso l’Università del Sudafrica (UNISA), Pretoria. Nel 2001 Esame finale di pittura, disegno e scultura; Università del Sudafrica, Pretoria, e conseguimento del Diploma di Laurea triennale.
Vive e lavora a Roma
 
Bello è lontano ovvero
La fontana di Cleopatra
 
 
È per il volto, e
il corpo, di Cleopatra, e intorno a lei, nell’Antico e nell’attualità, che si
gioca la partita di Ottaviano e Marco Antonio, di Augusto e la posterità, di
Shakespeare e il profondo della psiche umana, che, umana, non è più, perché si
è resa macchina di assemblaggio, utile e disutile, per quel tanto di vita
biologica che, ancora, appartiene all’individuo sociale, o, più propriamente,
per quella Babele, o confusione del linguaggio e delle culture, che porta sulla
scia di un asservimento alla supremazia imperante del benessere accessorio, e
nasconde, invece, in sé, la deriva d’ogni energia nell’inerziale inattività.
Utile e disutile
è, sempre, a modo proprio, l’arte del momento, che, solo, con il posticipo
della riflessione e alla luce di realtà seguenti, svela il significato, o “non
significato”, che ha.
E non si dà, in
questo caso, alcun valore aggiunto all’Utile e al Significato, perché all’arte
serve di tutto, è una fenomenologia onnivora, che, mentre sussume in sé gli
elementi più eterogenei, li tramuta in ciò che vuole comunicare con la
personale visione dell’artefice insigne, con la sua attività cerebrale, e, non
ultima, ancora, sebbene in estinzione, con la sua propria attitudine pratica e
d’invenzione.
Intorno a
Cleopatra, alla Cleopatra di Leonella Masella, si gioca la partita del fare,
nella quale vince la “luce” artificiale a più colori, che è calda e fredda,
atta a captare la qualità dell’ambiente in cui si posiziona, che sia familiare
oppure no, esterno o interno, in esposizione nella galleria. Poi, a seguire,
stupisce, a ben guardare, la “varietà” dei
materiali d’uso, scelti per metter su la figura intera, e il loro paziente incastro,
privo di colle, con viti, fil di ferro, o altro, al bisogno. In più, trionfa la
“leggerezza” del costrutto ottenuto, la sua aerea musicalità, dovuta
all’impercettibile muoversi d’ogni singolo pezzo al variare, pur minimo, delle
correnti d’aria, come, anche, per l’avvicendarsi delle persone, per il loro
allontanarsi da lei, o avvicinarsi a lei, con l’intento di vederla in mostra,
nella sua forma migliore, sotto i riflettori della comunicazione.
Ma l’opera ha, in
aggiunta, la parvenza di un enigma dal tono giocoso, di un espediente cerebrale
e di una formula alchemica, che, insieme, la rassomigliano a una “personalità
totemica”, ben attagliata e affine alla modernità supertecnologica e
iperconsumistica dell’oggi. Infine, il totem della Cleopatra ha il carattere
ribelle e incoercibile della “libertà”, che è intima alla fantasia, con il suo vasto
orizzonte immaginifico, unico futuro possibile, che lo si voglia o no. Vi è,
nell’assemblaggio della Cleopatra di Leonella Masella, una levità d’impianto
che conduce assai lontano e, insieme, un candore d’invenzione, pur reso con
materiali poveri e di scarto, che riesce a evocare una figura di rara chiarità
intellettuale e rappresentativa, con le sue leggere variazioni, con i suoi
tentacoli non aggressivi, con la sua statura fragile e indifesa.
L’opera di
Leonella Masella è una partita che si gioca nel Museo dell’Aria, in cui regna
sovrano il trepido alternarsi, lieve e melodiante, del respiro vitale.
A ben guardare, ci
si accorge che ogni storia passata è tramontata nell’indistinto della memoria,
che ogni dramma di scena si è concluso, ogni stupore psichico si è abbandonato
definitivamente al sogno, nella luce artificiale dell’installazione, nella
variegata disomogeneità della mappatura dei suoi contenitori di plastica,
nell’agilità lieve della sua aerea presenza, che pare voler indicare la curva
dell’orbita ellittica dell’intero universo umano, ancora non conosciuto e
segreto.
                                                                                    
Anna Maria Corbi
Roma, 16 Marzo
2016