Descrizione Opera / Biografia
L’opera, realizzata attraverso l’assemblaggio di metallo riciclato, rappresenta una serie di teschi impilati l’uno sull’altro come fosse una sorta di spiedino. La base della scultura è costituita da una struttura che gli conferisce un movimento a pendolo non autonomo. Questo è un aspetto fondamentale dell’opera che, senza l’intervento dello spettatore, resterebbe incompleta. Ha componenti elettromeccaniche e l’attivazione avviene attraverso un pulsante che pigiato innesca un meccanismo di movimento a dondolo e crea un suono agghiacciante e metallico dato dai sonagli che, appesi sulla base, sfregano fra loro.
La figura del teschio costituisce per l’autore la massima rappresentazione del concetto di Morte, per cui nutre una sorta di timore reverenziale e di frequente appare nelle sue opere. L’idea del pendolo ha lo scopo di scandire il tempo che scorre, come a segnare e a ricordare attraverso il suono che produce il tempo restante ai vivi. Inoltre la forma a spiedino è un chiaro rimando alle sue origini abruzzesi.
Gianni Colangelo MAD si può definire un artista eclettico. La sua estrema fantasia gli permette di spaziare in tanti e svariati campi senza divenire banale. Con l’uso delle mani, ma soprattutto dell’intelletto è in grado di creare ammassi di ferraglia che si trasformano in veri e propri soggetti che da un momento all’altro sembrano prendere vita. I suoi personaggi, abitanti di un universo parallelo, lo accompagnano nella vita e lo ossessionano al tempo stesso. Negli ultimi anni le sue opere sono divenute sempre più complesse perché la sua ossessione di donargli la vita lo ha portato all’inserimento di parti meccaniche e robotiche, che inducono l’opera a chiedere l’interazione con il fruitore.
La sua produzione artistica si fonda essenzialmente sul concetto di riuso e recupero del materiale. Il forte legame che ha con la sua terra e le tradizioni ad esso legate lo ha portato a fare del recupero la poetica della sua attività. Per non dimenticare le radici, caratterizzate da un popolo fatto di contadini e pastori, ha deciso di prendere ciò che resta di quel mondo ormai dimenticato per trasformarlo in qualcosa di nuovo, donandogli dignità e possibilità di dialogo con le generazioni a venire.
Il ferro recuperato da vecchie stalle e cantine ha in sé storie da raccontare che riemergono nell’opera finale. La ruggine diventa valore aggiunto, anzi componente fondamentale del pezzo stesso. Dietro quella zappa o pala che sia c’è il lavoro e il sudore di chi l’ha usato per anni come strumento di lavoro e unica fonte di sostentamento possibile in una terra che porta avanti sé stessa con coraggio. E’ questo che dà all’opera vera rilevanza.
Un diploma di conservatorio, una laurea triennale in Lettere e Filosofia, una specialistica in Decorazione all’Accademia di Belle Arti e un Master in Allestimento Spazi Espositivi non sono altro che un bagaglio che l’artista porta dietro di sé e riversa su tutte le sue creature. Mad lavora tra Pratola e Introdacqua, due Paesi dell’entroterra Abruzzese.