Premio Combat Prize

Marco Ponzi - Premio Combat Prize

OPERA IN CONCORSO | Sezione Pittura

 | Calli Grafia

Calli Grafia
calli umani, olio e glitter, tela
60x30

Marco Ponzi

nato/a a Milano
residenza di lavoro/studio: Bresso, ITALIA


iscritto/a dal 02 apr 2016


visualizzazioni: 986

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Descrizione Opera / Biografia


Si ragiona, con questa opera, sul concetto di bellezza portando all’attenzione del fruitore la dicotomia bellezza-bruttezza (entrambe presunte).
Il quadro è una riflessione sulla bellezza e sul mutamento che essa ha avuto, nel tempo, nella percezione da parte delle persone.
In un ipotetico universo, campeggia la scritta calli grafia, ovvero una grafia composta da calli umani.
Cosa è la bellezza oggi? Come si può rappresentare? E’ ancora possibile rappresentarla?
Quel che si sa e che è chiaro è che il canone di bellezza è molto mutato e che quel che una volta era considerato brutto ora è diventato bello e viceversa.
Molti aspetti vengono accettati e la percezione di essi è trasmutata in qualcosa che forse è lontano dalla loro vera essenza.
La parola “calligrafia”significa “bella scrittura”; l’opera rappresenta la dicotomia tra bellezza e bruttezza, sottolineando il fatto che anche cose esteriormente brutte e/o fastidiose, come i calli, possono concorrere a creare qualcosa di bello.
I calli appartengono a persone belle e brutte, indistintamente mescolati e, con la loro presenza sul quadro, vogliono esaltare la bellezza intrinseca dell’uomo in quanto essere vivente, senza dover necessariamente ricercare un godimento estetico. Ognuno di noi può creare bellezza – o anche bruttezza, a seconda di come la si voglia percepire, e tutto dipende dalla volontà e dagli intenti più o meno nobili.
Il fatto, poi, che i calli appartengano a più persone, con o senza inclinazioni artistiche, vuole portare la riflessione sul fatto che oggi, l’arte, sia qualcosa fruibile e praticabile da tutti, anche i non professionisti del settore perché, quando c’è bellezza (estetica o concettuale), in molti casi, c’è anche arte.
Si ritrova quindi un concetto universale di scrittura e di bellezza, non più come strumento per esaltare quest’ultima, ma per comunicare, senza preoccuparsi della forma, anche perché i canoni di bellezza mutano continuamente, quasi come fa il linguaggio.
Scrivere coi piedi, ancorché una necessità per persone prive di arti superiori, è l’ultimo baluardo per mantenere qualcosa che una volta era sinonimo di bellezza ma che adesso è pura sussistenza.
La scrittura come forma umana e primordiale di comunicazione, che vuole auspicarsi di essere praticata e compresa da tutti, anche se non nella forma migliore.
La presenza di veri calli umani vuole sottolineare il concetto e la dicotomia di quel che può essere considerato gradevole e sgradevole o la non esistenza di questo medesimo concetto.
Un callo umano è sicuramente un elemento sgradevole, - dipende sempre e comunque dai punti di vista -ma dato che è comune a moltissime persone, viene ritenuto normale e, in certi casi, abbastanza degno da comporre una scritta o esprimere un concetto.
La naturale ironia che ne scaturisce determina anche un altro tipo di bellezza, impalpabile e intangibile: quella di uno spirito leggero e divertito di fronte alle incognite umane.