Descrizione Opera / Biografia
Il concetto di privacy, oggi, benché ampiamente ostentato a tutti i livelli, viene, allo stesso modo e colpevolmente, interpretato a seconda della necessità. Per alcuni di noi la riservatezza è un fatto imprescindibile e irrinunciabile…a giorni alterni.
La contemporaneità e le tecnologie oramai hanno escogitato sistemi molto (e allo stesso tempo, poco) elaborati per eludere il “problema” della riservatezza e per far desiderare, in alcuni casi, che non venga più considerata.
A volte la privacy viene pretesa come “garantita” semplicemente oscurando la parte degli occhi delle persone fotografate in uno scatto reso pubblico sui mezzi di informazione o negando informazioni che sono già conosciute.
I confini per stabilire quanto sia protetta la privacy di un passante, di un bambino o di chicchessia è, nei fatti, molto labile e viene lasciato all’interpretazione personale.
Molto spesso “privacy” è un alibi per proteggere persone o situazioni al limite della legalità, se non del tutto illegali e anche criminali, come sta accadendo per esempio per Apple, che ha negato – pur adducendo motivazioni - a FBI la chiave per accedere ai dati contenuti nei cellulari personali dei terroristi.
Nell’era moderna, a dispetto delle leggi, il concetto di riservatezza è una cosa che non ha molto senso di essere, soprattutto perché viene completamente disatteso, vuoi per necessità, vuoi per deliberata volontà.
Capita quindi che una semplice passeggiata dell’autore di quest’opera, in una città del Portogallo, in compagnia della propria fidanzata, sia la spunto per una denuncia, invero nemmeno così infrequente, di violazione della privacy.
Nessuno ha chiesto il permesso per fotografare e immettere on line le immagini private di un artista in compagnia della sua amata, ma la cosa è avvenuta ugualmente.
A Google è bastato oscurare i lineamenti principali del viso per mettersi al riparo dalle controindicazioni e conseguenze derivanti da una foto rubata.
Parallelamente a ciò, nemmeno quando una persona, davanti a un computer collegato in rete, voglia visitare siti che necessiterebbero di un po’ di privacy – ma anche siti del tutto casti - (se non altro per non scatenare ipocriti scandali) si può sentire del tutto sicura di non essere osservata: il computer registra tutto, tutto può essere spiato, sia on line sia a posteriori.
Il fatto stesso che alcuni siti conoscano la posizione, con coordinate GPS, del navigatore on line dovrebbe essere di per sé inquietante.
La fotografia, estratta da una pagina di Google Streetview, rappresenta proprio la dicotomia di cui sopra: uno scatto rubato (ma perdonato dopo aver coperto i visi delle persone) accanto a una pagina, pronta a essere visitata, di un noto sito porno.
Dove sta la privacy?
Quale privacy viene rispettata? Quella del navigante, del pedone o del proprietario del sito?
L’opera vuole sollevare un dibattito sul tema “riservatezza” soprattutto in occasione di palesi incongruenze che giustificano la riservatezza di persone colpevoli di reati gravi mentre espongono al pubblico le fattezze di persone incolpevoli (come per esempio persone del mondo dello spettacolo) al solo scopo di lucro.
E poi, quanto è importante la privacy di persone che, in un primo momento approvano che i video pornografici di cui sono protagonisti vengano messi a disposizione di tutti MA in un secondo momento si pentono della propria scelta?
Quanto è reversibile il concetto di privacy? La privacy prevede anche i ripensamenti?
Se la questione non fosse stata abbastanza sviscerata, questa opera vuole darne l’abbrivio.
Biografia:
classe 1976 - scrittore, poeta, pittore. Ho all’attivo un paio di pubblicazioni e qualche mostra di fotografia, scultura e pittura. Attendo la morte per diventare famoso.