Descrizione Opera / Biografia
LA MORTE DI ADONE
Alle ore 8:46 del mattino dell’11 settembre 2001, il mondo si fermò per alcuni interminabili istanti, moltiplicati all’infinito dalle televisioni di tutto il mondo: due aerei di linea si schiantarono, a breve distanza di tempo l’uno dall’altro, contro le Twin Towers del World Trade Center di New York. Le vittime dell’attentato alle torri gemelle furono 2.749.
La tragedia che ha colpito la “Grande Mela”, pugnalandola a morte, ha provocato la morte e il ferimento di migliaia di civili inermi e una crisi economica mondiale di enorme portata, che tuttora perdura. Essa si accomuna al mito di Adone, un giovane cacciatore di straordinaria bellezza, amato da Venere. Secondo la leggenda, ferita per sbaglio da una delle frecce di Amore, Venere si innamorò perdutamente di Adone. Questi venne ucciso da Ares che, ingelosito, si trasformò in cinghiale e lo trafisse mortalmente. Dalle lacrime di Venere, accorsa disperata, nacquero delle rose, mentre dal sangue di Adone nacquero gli anemoni, fiori di brevissima durata, i cui petali vengono dispersi dal vento poco dopo essere fioriti (il nome stesso deriva dal greco anemos che significa “vento”). Anche William Shakespeare dedicò dei versi all’esile fiore e così narra la sua nascita:
“nasce dal molto sangue che per terra è sparso
purpureo un fiore di bianco screziato:
come il pallore delle sue bianche gote
ove di sangue son rotonde gocce.”
Il giovane e bello Adone rappresenta nell’immaginario mitico l’emblema della fugacità della vita umana e della precarietà dei beni terreni, temi che si pongono al centro della riflessione di Francesco Petrarca, la cui opera è una considerazione malinconica del trascorrere del tempo e della incertezza della condizione umana: “Tutta la vita mi sembra nient’altro che un sogno leggero e un fugacissimo fantasma” (Petrarca, Epistolae de rebus familiaribus, 2, 9).
Mariangela Bombardieri