Guya Bacciocchi / per catalogo / mostra 2016 - Rimini
”Essere un artista ha sempre significato possedere ragione e sogni.” THOMAS MANN
Credo non ci sia citazione piu appropriata quando si parla di Martinović Svetislav.... Una vita divisa tra l’arichitettura, e quindi la ragione, ed i sogni, sempre presenti e ricorrenti nei suoi acquarelli.
Ma per capirlo, e definirlo artista, bisogna forse partire dal principio:
Martinović Nasce nel 1956 in Macedonia, e sin da giovanissimo si interessa all’arte, interesse che poi lo porterá a scegliere la facoltá di architettura, ed a trasferirsi nella capitale della Serbia... ed é proprio a Belgrado, dove conoscerà l’amico, e poi socio Bogdan Slavica, che inizia la sua avventura. Un’avventura fatta di persone e luoghi, che lo porteranno prima in Portogallo con una borsa di studio, poi a Parigi, in Francia, dove vivrá per qualche anno e lavorerá come pittore, ritrattista e disegnatore en plain air a Place du Tertre a Montmartre , e dove conoscerá sua moglie.
Finito il periodo parigino tornerá a Belgrado con la famiglia, dove ricomincerá la sua carriera da architetto, e dopo qualche tempo, vittima di un’errefrenabile sete di conoscenza, ripartirá alla volta di Vienna, dove lavorerá per qualche mese nell’importante studio architettonico di Boris Podrecca.
Lascerá l’Austria nell’agosto del 1988, e tornerá a Belgrado, dove dopo poco tempo, insieme all’amico Bogdan, fonderá uno studio di architettura... ma la svolta arriverá solo nel 1993, quando Martinović, con il suo studio, vincerá un importante concorso per un progetto di una ditta petrolifera in Siberia.
Dalla Siberia ripartirá il suo vagabondare, che lo porterá in Italia; prima a Milano e poi, in fine, a Rimini, dove ancora vive... e da dove ancora viaggia verso altre mete, nel suo continuo girovagare!
”L’acquarello é come la vita: una volta tracciato il primo segno si può solo andare avanti, non c’é modo di mutare il passato...” ed é cosi che, probabilmente M.S. vive, ed affronta la vita, giorno dopo giorno, all’eterna ricerca dell’equilibrio perfetto tra sogno e ragione.
Guya Bacciocchi / per catalogo / mostra 2016 - Rimini
”Essere un artista ha sempre significato possedere ragione e sogni.” THOMAS MANN
Credo non ci sia citazione piu appropriata quando si parla di Martinović Svetislav.... Una vita divisa tra l’arichitettura, e quindi la ragione, ed i sogni, sempre presenti e ricorrenti nei suoi acquarelli.
Ma per capirlo, e definirlo artista, bisogna forse partire dal principio:
Martinović Nasce nel 1956 in Macedonia, e sin da giovanissimo si interessa all’arte, interesse che poi lo porterá a scegliere la facoltá di architettura, ed a trasferirsi nella capitale della Serbia... ed é proprio a Belgrado, dove conoscerà l’amico, e poi socio Bogdan Slavica, che inizia la sua avventura. Un’avventura fatta di persone e luoghi, che lo porteranno prima in Portogallo con una borsa di studio, poi a Parigi, in Francia, dove vivrá per qualche anno e lavorerá come pittore, ritrattista e disegnatore en plain air a Place du Tertre a Montmartre , e dove conoscerá sua moglie.
Finito il periodo parigino tornerá a Belgrado con la famiglia, dove ricomincerá la sua carriera da architetto, e dopo qualche tempo, vittima di un’errefrenabile sete di conoscenza, ripartirá alla volta di Vienna, dove lavorerá per qualche mese nell’importante studio architettonico di Boris Podrecca.
Lascerá l’Austria nell’agosto del 1988, e tornerá a Belgrado, dove dopo poco tempo, insieme all’amico Bogdan, fonderá uno studio di architettura... ma la svolta arriverá solo nel 1993, quando Martinović, con il suo studio, vincerá un importante concorso per un progetto di una ditta petrolifera in Siberia.
Dalla Siberia ripartirá il suo vagabondare, che lo porterá in Italia; prima a Milano e poi, in fine, a Rimini, dove ancora vive... e da dove ancora viaggia verso altre mete, nel suo continuo girovagare!
”L’acquarello é come la vita: una volta tracciato il primo segno si può solo andare avanti, non c’é modo di mutare il passato...” ed é cosi che, probabilmente M.S. vive, ed affronta la vita, giorno dopo giorno, all’eterna ricerca dell’equilibrio perfetto tra sogno e ragione.
Paolo Giovagnoli / per catalogo / mostra 2016 / Rimini
Quale fortuna ha portato a Rimini, nostro piccolo crocevia del mondo, questo sensibile artista che ci racconta la difficile poesia del mondo moderno ?
Difficile non perché la poesia sia in sé difficile, ma per la difficoltà di trovarla nell’oggi.
Ultimamente ragionavo con me stesso sulla irrimediabile perdita di poesia del paesaggio nella nostra Romagna, quando solo qualche decennio addietro si potevano ancora facilmente vedere case coloniche che mantenevano quel fascino e quei colori cari ai pittori, oggi ormai scomparse.
La modernità ci ha impoverito di quella antica poesia dei luoghi e degli edifici, inquietudini che mi producono sensazioni nostalgiche del mondo di ieri, anche pensando alle le nuove generazioni private di quella bellezza.
Però la fortuna...la fortuna di incontrare un artista sensibile alla poesia della modernità, che ci fa recuperare in parte quello che abbiamo perso.
Il nostro Martinovich, nostro perché oggi vive anche Rimini, nei suoi strabilianti acquerelli, vede, sente e ci trasmette quello che anche un enorme edificio di vetro può custodire del sentimento poetico.
Da dove gli viene la questa capacità di vedere/sentire?
Certamente il suo girovagare per il mondo e le grandi città, da Belgrado a Lisbona, da Parigi a Vienna da Milano alla Siberia...il suo lavoro di architetto con conoscenze e realizzazioni tecniche però sempre abbinate a quella sensibilità estetica che è propria del personaggio...la lunga frequentazione con l’acquerello, il disegno, le carte...
Venendo alla mostra la presenza di soggetti della Rimini antica e di quella moderna rispecchia la sua sensibilità per quelle atmosfere che apparentemente in contrasto convivono nella nostra città, dal Tempio Malatestiano ai capanni del Rock Island sul porto...
C’è poi l’altra parte del mondo “geografico” di Martinovich, sempre con la capacità di evocarne la poesia: paesaggi notturni visti dal finestrino di un aeroplano, immensi edifici di vetro dal di fuori ci parlano dei loro interni da dove essenze misteriose rese con innumerevoli sovrapposizioni di colori e velature evocano la vita dei loro abitanti.
Immagini che derivano anche dalla professione di architetto...professione di ampio respiro, dal lavoro svolto a Vienna presso lo studio di Boris Podrecca, alla realizzazione di importanti progetti di edifici in Russia, Montenegro, Serbia, Italia.
Soltanto poche parole sulla tecnica: è veramente impressionante la sua facilità nell’ottenere risultati estremamente elaborati, innumerevoli velature, ricchezza di dettagli, precisione nel disegno. I magistrali tecnicismi non sono fini a se stessi, non mero sfoggio, ma derivano da una ricerca che passo a passo gli ha permesso la realizzazione di incredibili effetti atmosferici e coloristici.
Ricerca che verte anche sui materiali, dalle carte ai pigmenti, di cui chi pratica l’acquarello ben sa l’importanza.
L’affinità d’animo con la pittura contemporanea spesso porta Martinovich ad avvicinarsi all’astrattismo, e questo impulso a volte sembra premere per irrompere con forza, da un momento all’altro nella pittura, forse maggiormente in quella che sarà a venire.
E c’è quell’anima antica in Svetislav, che convive con la moderna e ci regala visioni dal sapore incantato, memorie che i suoi acquarelli riescono magicamente ad esprimere.