Descrizione Opera / Biografia
Ho passato i primi anni dell’accademia di Brera a studiare arte contemporanea, cercando di fare pittura in un momento in cui predominava l’arte concettuale e performativa. Infine, ho concluso il mio percorso accademico con la tesi “David Hockney: antico maestro dell’era postmoderna”. Lo studio dell’opera di Hockney è stato un passaggio fondamentale per definire meglio la mia pratica artistica e rivedere alcuni luoghi comuni che andavano molto di moda. Dopo aver cercato invano di realizzare opere “contemporanee”, fare arte “del nostro tempo”, mi sono accorta, grazie a Hockney, che occorre invece lavorare fuori dal tempo, paragonandosi con la tradizione e instaurando un dialogo vivo con i maestri del passato.
Allo stesso tempo, ho capito che non basta una semplice post-produzione della storia dell’arte: devo partire da me, dalla bellezza delle persone che amo e dalla mia quotidianità, fatta di luoghi, incontri, immagini che vedo sullo smartphone, sui libri, nei musei. Tutto ciò che in qualche modo mi rimane impresso è quel che mi interessa maggiormente scoprire e trasmettere.
In questo senso, il mio intento è quello di saldare la sfera dell’arte a quella dell’attività soggettiva, per conferire verità d’essere al mondo delle cose.
La mia figurazione si sviluppa attorno a questo vortice di immagini che fa perno sulla mia esperienza. Le cose che vedo e che amo si fissano nella mia memoria, diventando parte dal mio quotidiano. Quando un’immagine ritorna alla mia mente con insistenza, sento l’urgenza di rappresentarla. In un certo senso, è come se essa avesse una vita propria che chiede di essere rivelata.
Per sviluppare l’intuizione, mi confronto con le opere dei Maestri del passato, oppure viceversa cerco una formula più aggiornata per restituire un’opera antica.
Procedo attraverso un assemblaggio di frammenti di linguaggi stilistici di ogni epoca e provenienza, alla ricerca di un equilibrio della composizione.
L’opera è il risultato della somma di elementi eterogenei: parti lavorate con estrema minuzia accostate a pennellate più libere e sintetiche.
Tra tanti medium, ho scelto di utilizzare la pittura. Essa mi permette di appropriarmi dei linguaggi più diversi e operare una sintesi, ottenendo così un’opera organica, non più frammentaria.
Nonostante i suoi limiti, trovo che sia il medium più interessante perché l’immagine pittorica, essendo prodotta da un gesto manuale, è essa stessa esperienza e in questo senso è più intima e coinvolgente.
Con le mie opere intendo far scoprire lo straordinario nel quotidiano, e il quotidiano nello straordinario. In questo modo mi auguro di contribuire ad aiutare la gente a guardare il mondo con occhi nuovi.
“Ritratto dell’artista da Giovane” è nato dopo un periodo in cui mi era capitato di lavorare in un negozio pieno di specchi. Durante la giornata capitava spesso di ritrovarmi faccia a faccia con me stessa: da qui è sorta la necessità di affrontare il genere dell’autoritratto. Allora mi è tornato in mente ”Ritratto di giovane uomo”, il famoso quadro scomparso attribuito a Raffaello, che aveva una composizione molto interessante.
Ho immaginato di potermi sostituire a quel giovane, sbarbato e coi capelli lunghi.
Ho dipinto il mio volto guardandomi allo specchio. La figura è fatta da parti diverse, dipinte in maniera diversa, eppure si deduce dal rapporto delle mani con la testa. Allo stesso modo anche lo spazio è costruito dal rapporto tra la figura ed il fondo, bucato da una finestra sul paesaggio.
Questa è stata una delle prime opere in cui ho utilizzato elementi eterogenei per costruire la composizione.